SCUOLA SUPERIORE PRIVATA PARITARIA
DECRETO N.338 MITF005006
DECRETO N.1139 MITNUQ500H
DECRETO N.2684 MIPMRI500E
IT

25 MAGGIO 1995

27 aprile 2022

SCUOLA FREUD – ISTITUTO FREUD

Tecnico Tecnologico – Tecnico Economico – Liceo Economico Sociale

25 MAGGIO 1995

A cura Elettra Sofia Jonghi Lavarini Gallo

A mai più avrei voluto aggiungere. Siamo nel ventesimo secolo e, se chiedo di tagliarmi i capelli alla Leonardo Di Caprio, me li tagliano alla Willie Wonka. Io mi chiedo come certi esseri possano aprire un parrucchiere se, a malapena, sanno prendere in mano delle forbici.D'altronde, da una giornata che inizia con del caffè rovesciato sulla mia camicia preferita cosa potevo aspettarmi?Quella camicia a scacchi rossa l'ho sempre addosso, a volte anche per dormire; quando non ce l'ho addosso, la giornata non è mai buona, – Come oggi. – dico a bassa voce, sbuffando.Se ci penso ne ha subite di avventure: ha visto un sacco di concerti, come quello dei Nirvana nel 91', le serate in discoteca, mi ha accompagnato per quasi tutti i viaggi; a New Orleans pensavano fossi un barbone.Ha una macchietta sulla destra, come se si fosse corroso il colore. E’ successo una sera d'estate mentre stavo bevendo un Moscow Mule apparentemente radioattivo. Me ne rovesciai proprio una goccia addosso e tutt'ora è rimasta la macchia.Poco importa di quanto potesse essere rovinata, quella è la camicia che avevo su quando ho baciato la ragazza più bella della città.Avete presente la classica ragazza dei film americani, popolare e ricca? Ottimo, scordatevi di tutto ciò. Lei è Eileen, una mia compagna di classe miope e stravagante. 

Mi ricordo il primo giorno di scuola: era venuta in gonna…ormai più nessuno usa le gonne, se non d'estate, ma lei sì. Se ne fregava di quello che pensavano le persone di lei.Appena vista ho pensato fosse una delle classiche secchione, che stanno tutto il giorno sui libri, stereotipando il fatto che chi porta gli occhiali è una studiosa.Ha sempre una battuta pronta, vuole sempre far star bene le persone che le stanno vicino, per questo dico che è la migliore. Qualcuno mi fa tornare nel mondo reale e non in quello dei pensieri: «Stai attento ragazzo»! Credo di essere andato a sbattere contro un signore di mezza età. Non è la prima volta che, mentre penso ad Eileen, il mondo attorno scompare. «Se ti porti dietro una chitarra almeno stai attento a non tirarla in faccia a qualcuno» – dice con occhi di odio. «Mi scusi signore» - abbasso la testa e continuo a camminare.

Vorrei sprofondare, odio questi momenti, con la gente che ti fissa e ridacchia; grazie al cielo la casa è appena svoltato l'angolo.Prendo le chiavi di casa e provo ad infilare la chiave in quella stupida serratura tutta arrugginita. Io vorrei tanto capire cosa costi farla sostituire. Ci metto sempre tre quarti d'ora per farla girare. È tutto un tira la porta, gira la chiave, ritira la porta e tira via la chiave.Entro in casa, tolgo le scarpe e le lascio sempre in corridoio. A me non costa niente metterle a posto, ma comunque continuo a lasciarle tutte rovesciate in mezzo a casa, tanto non c'è mia madre a farmi la ramanzina.Entro in camera e mi butto sul letto, scordandomi della chitarra che ho ancora in spalla.Mi dimentico sempre di Roze. Roze è la mia chitarra, è l'anagramma di zero. Significa nulla come tantissimo. Lo zero da solo vale nulla, aggiunto a qualche altra cifra significa quasi l'universo.Roze mi ha salvato da un momento buio, ma talmente buio che la luce neanche ci provava a riflettere. Sono dell'idea che questi periodi della vita servano a farci crescere, a capire chi siamo e cosa siamo capaci a superare.Ero solo, ho pensato di farla finita, non ci voglio neanche ripensare. So per certo che in quelle settimane ho scoperto la musica e il suo potere.

- Driin, Driiin - odio quel telefono, deve sempre suonare quando ho sonno. Driin, driiin - Cazzo -  alzo la mano e la cornetta del telefono arriva dall'altra parte della stanza.

  • Pronto? -
  • Eileen, amore, come stai? - sono al settimo cielo.
  • Bene bene, senti... Posso passare di lì fra poco? -
  • Certo, io sono a casa, passa quando vuoi. -
  • Okay, allora arrivo fra poco! -
  • A dopo, ti amo. -
  • Ti amo anche io -

Penso sempre al fatto che dovrei dirglielo. Stiamo insieme da anni ormai, eppure gli unici a conoscenza del mio potere sono mia madre e il mio cane. Né mia madre né il mio cane ci sono più.Insomma, fosse poi un potere distruttivo, tipo far esplodere il cervello delle persone, capirei il fatto di mantenere il segreto.Alla fine, posso fermare e muovere oggetti, cosa che in pratica mi semplifica la vita. Quello che un comune plebeo deve far in piedi io lo posso fare da sdraiato, mentre faccio quello che tutti i ragazzi fanno quando si annoiano. In effetti ne avrei voglia anche io ora ma fra poco arriva Eileen; meglio evitare.Guardo la libreria di vinili e faccio scivolare dolcemente quello dei Green Day nel giradischi. Ovviamente senza muovere un dito; troppa fatica farlo come un comune mortale.Nel frattempo che mi vesto, metto a posto le scarpe e il casino che lascio sempre in casa. Scienze Umane Economico Sociale

Don't wanna be an American idiot Don't want a nation under the new media

Questa canzone mi dà un'adrenalina tale che non avrei neanche se stessi scappando da un serial killer. Inizio a saltare appena parte l'instrumental della canzone. La mia testa fa su e giù e prendo in mano la chitarra, fingendomi Billie Joe Armstrong, pur sapendo con certezza che non ho né la sua voce né la sua bravura nel suonare.In lontananza mi sembra di sentire il campanello di casa. Mentre corro alla porta abbasso il volume del giradischi, con la telecinesi ovviamente.È Eileen, corro a cercare le chiavi che ovviamente non trovo.

  • Arrivo, sto cercando le chiavi di casa! - le dico dalla porta.Ma cazzo, mai una volta che le metto attaccate dove dovrebbero stare. Poi il mio potere non funziona se nella testa non immagino dove sono in questo momento.
  • Ma porca puttana, dove le ho messe! -

Controllo ovunque e – Sulla sedia! - mi è venuto un flash nella mente: sì erano proprio lì.Questa volta la chiave gira subito, una grazia divina.Eileen mi salta addosso manco fosse una leonessa affamata. Stiamo già indietreggiando per la camera da letto, e come ogni volta, mi butta sul letto.

Si ferma.

  • Partiamo – dice.
  • Cosa? -
  • Hai capito bene, partiamo ora e andiamo via, senza che nessuno sappia quando e dove. -
  • Ma amore non sto capendo! – Ero sicuro che volesse fare l'amore con me, questa affermazione mi ha spiazzato.
  • Non devi capire, prendiamo la tua macchina e ce ne andiamo. Mi sono stufata di questa città di vecchi e deficienti. Siamo entrambi maggiorenni, io ho dei soldi risparmiati dal lavoro e pure tu. -

Se prima non capivo ora capisco anche meno. Io voglio partire: le ho sempre chiesto di andarcene e lei mi ha sempre risposto in futuro; ci avevo perso le speranze sinceramente.Ora viene a casa mia, mi butta sul letto e mi dice di andarcene.

  • Sì. 

Sì, la mia risposta è sì. Come avrei potuto dire di no. Con quegli occhi che scioglierebbero persino il ghiaccio con meno quaranta gradi. Aveva il sorriso di una bambina a cui avevano appena comprato un gelato. Lo stesso di quando le diedi il primo bacio.Ho le farfalle nello stomaco, mi gira la testa. Questa sensazione vorrei non finisse mai.

  • Facciamolo. -

4 Giugno 1983

  • Wruum wrumm, la macchina gialla supera quella rossa che è sempre stata in testa. Giro mortale! La rossa cade, la gialla vince! -

Inizio a correre e far svolazzare la macchinina per tutta casa.

  • James! Non correre che ti fai male! - urla la mamma.

La mamma mi dice sempre di non correre, di non saltare giù dal divano e di non rincorrere Dafne.È sempre così noiosa.Guardo la macchinina e inizio a gareggiare contro di lei. So che posso controllare la velocità per cui la faccio andare, ma se vincessi così sarebbe sleale.A me piace fare le cose per bene. Esco dalla porta e vado in giardino. Il punto di partenza sono due rocce vicino al recinto della signora White. Mi fa sempre un po' paura la signora White: è anziana, rugosa e inquietante come la figlia.È sempre lì a fissarmi. Una volta ho fatto un incubo in cui lei mi prendeva e mi rinchiudeva nel suo sottoscala.Poi cerca sempre di dire alla mia mamma che posso far volare gli oggetti. Lei non ci crede perché ritiene che la signora White sia un po' pazza – e lo è – però questo non lo sta immaginando. Io posso veramente muovere i giochi come voglio.Mi giro dando di spalle la White e inizio a fare la gara ad ostacoli con la macchinina. Inizio a sollevarla dal pavimento e posizionarla ad altezza della mia testa, ma a qualche metro da me.

  • Al punto di partenza! Tre... Due... Uno... Via! - inizio a correre e a muovere anche la macchinina, che è ancora al secondo posto.

C'è tantissimo vento, non riesco a controllare benissimo il gioco, mi giro un secondo per vedere dov'è, ma inciampo.Caccio un urlo che persino il benzinaio in fondo alla strada ha sentito. Vedo la mamma arrivare di corsa verso di me.Mi sento strano, non mi fa male nulla e non sento neanche il pavimento sotto di me, sento solo il solletico del vento. Non sono a terra infatti, sto volando?Cado subito dopo, la mamma non mi ha visto, ma la megera della signora White sì.

  • Tesoro, stai bene? - mi chiede la mamma.
  • Sì mamma -
  • Che stavi facendo? -
  • Correvo mamma, sono inciampato su quel ramo – mi fa un po' male la caviglia ma non voglio che si preoccupi per me.
  • Satana! Suo figlio è satana! Stava per cadere ma è rimasto sollevato da terra perché è telecinetico. Stava facendo volare quel giocattolo di satana! - Ecco la signora White che cerca di convincere mia madre.
  • Se ne vada per favore. - dice la mamma con gli occhi pieni di odio.

24 Maggio 1995 – 02:34

Sono ancora esterrefatto dalla proposta di Eileen, non riesco ancora ad addormentarmi dalla felicità. Sono un miscuglio di terrore e eccitazione, sarò da solo con la persona che amo, nel nulla e solo con uno zaino. Se litighiamo mentre siamo in auto? Non posso buttare fuori dalla macchina in corsa Eileen, sarei un mostro, ma vorrei evitare anche quelle situazioni imbarazzanti in cui nessuno dice , fino a che qualcuno fa una di quelle domande deficienti come “mi passi l’acqua” o “tiri su il finestrino per favore? Odio queste affermazioni o domande che dovrebbero sciogliere il ghiaccio, perché invece che scioglierlo lo solidificano ancora di più.Devo smetterla di pensare solo al peggio. Odio il mio cervello come odio le mie mani. Le mie mani sono piccole e striminzite come quelle di una donna. Però il mio cervello è peggio: riesco a pensare a cinque cose contemporaneamente e, addirittura, riuscire a seguire il filo del discorso di ognuna. Purtroppo sono invaso da pensieri pessimisti. Non è che io sia negativo, però per me la vita va vista anche da un lato pessimista. Se immagini di non vincere un concorso e poi alla premiazione arrivi primo sarai il quadruplo più felice, cosa che non accade se immagini già di vincere il primo posto e poi arrivi terzo.Ho bisogno di calmarmi, tanto il sonno non arriva, l’idea migliore è iniziare a fare lo zaino per la partenza. Il punto è: cosa porto e, soprattutto, quante cose porto.Inizio a seminare il pavimento di vestiti e calzini, maglie che non ricordavo neanche di avere, ne ho trovata una con scritto no girlfriend no problem, che nano sfigato che ero.Lo zaino è abbastanza capiente: è quello zaino da trekking con trenta tasche, quindi problemi di spazio non dovrei averne.Dal pavimento faccio alzare cinque maglie, due pantaloni, tre felpe e una quantità ignobile di calzini, che in tutto occupano neanche la parte centrale. Poi mi rendo conto del fatto che ora siamo a maggio  Poi arriverà l’inverno - se ci arriveremo - borbotto.Chissà se Eileen dorme, magari come me ha sonno in vacanza. Vorrei chiamarla ma sveglierei tutta la sua famiglia e non è che abbia molta voglia di sentire loro incazzati. Per carità, è una famiglia bellissima, tipo quelle delle commedie romantiche americane, quelle che si vedono la mattina per far colazione con latte e cereali Kellogg’s e poi se ne escono tutti per andare a lavoro o a scuola. Magari avessi avuto io una famiglia così, invece avevo una madre stremata dalla vicina e un cane che doveva sempre fare i suoi bisogni su uno stipite di camera mia.Alla fine non ho chiamato nessuno, avevo una voglia pazzesca di sentire Eileen ma aspetterò domani; in fondo la sentirò per mesi poi.Mi sdraio sul letto per riposare un po’. Può non sembrare vero, ma spostare gli oggetti con la mente è faticoso, soprattutto se sono tanti o pesanti. In verità non so se sia faticoso tirare su oggetti grandi. L’unica cosa abbastanza grande era un masso: sarà stato di un metro, che stava rotolando giù dalla Collina degli Spiriti e stava per colpire la figlia degli Hatzson.Ho veramente dei ricordi vaghissimi di quel momento. Non l’avevo fatto levitare come sempre, ma in qualche modo ho deviato la traiettoria del masso.Nessuno vide niente di quello che era accaduto. Anzi, lo videro ma pensavano fosse stata una grazia divina. I genitori erano sotto shock e figuriamoci la figlia:vedere arrivare un oggetto tre volte più grande di te non è di certo divertente.In pubblico ho usato poche volte il potere, solamente in caso di emergenza, come la vicenda degli Hatzson, ma cose del genere mi saranno capitate due o massimo tre volte nella vita.

27 Maggio 1995 – 16:00

L'orologio sul cruscotto segna le 16:00 precise, fuori dal finestrino non c'è anima viva, siamo partiti da un paio d'ore e gli unici esseri viventi che abbiamo visto erano un contadino, la sua famiglia e un paio di cerbiatti. In verità è meglio che non ci sia nessuno in giro: posso andare alla velocità che voglio e fare la strada senza preoccupazioni di investire nessun cristiano.Eileen dorme come sempre; anche se fossimo in una stanza con il pavimento di cemento si addormenterebbe. Appena può dorme. Ovunque lei si trovi riesce ad addormentarsi: sui banchi di scuola nelle ore di storia, sulle panchine, sui treni e in macchina. Io sono tipo da dormire solo se so di essere solo o almeno non fissato da altre persone. Non capisco come facciano certe persone ad addormentarsi in metro mentre tutti ti guardano; roba da matti. Meglio così, mi piace stare in silenzio mentre guido: posso viaggiare nei miei pensieri senza nessun tipo di ostacolo e poi, se mi giro alla mia destra, vedo la ragazza più bella che ci sia.Guidare mi rilassa tantissimo, passerei le mie intere giornate a girare quel volante di pelle un po' malandata e con le cassette dei miei cantanti preferiti. In questo momento c'è “Don't look back in Anger” degli Oasis. È bellissima, è appena uscita e me ne sono innamorato sin da subito, anche perché quando una canzone è bella e ha degli accordi semplici vuol dire che finisco col prendere in mano la chitarra e strimpellare tutto il dì.Quanto mi manca suonare: è forse una delle poche cose che mi mancano da quando siamo partiti. Il calore delle corde misto al dolore sui polpastrelli, i plettri che cadono all'interno di Roze e quella stupida piccola ammaccatura che ha la chitarra sul lato. Che ricordi, litigavo con mia madre per una stronzata, e quella stronzata mi è costata quella stupida ammaccatura.Poi per cosa discutevamo? A saperlo, la mia memoria è tale a quella di un fungo, anzi, un fungo si ricorderebbe di più. Ah ecco! Mamma mia che cosa da idioti. Mia madre era furibonda perché continuavo a suonare Sweet Child o'Mine, effettivamente la suonavo male e tutt'ora non riesco a seguire quello stupido ritmo. Roba che non riesco a spiegarmi.Eileen si sta svegliando. La conosco come conosco le mie brutte mani. Quando inizia a rigirarsi su di sé e bisbigliare qualcosa nella sua lingua dei sogni vuol dire che sta tornando nel nostro mondo.Guardarla è meglio che mangiare la torta di mele della nonna appena sfornata: emana talmente tanti sprizzi di gioia che vorrei non finisse più questo momento.Lei si gira verso di me con gli occhi socchiusi, che cercano disperatamente l'ora. 

La conosco troppo bene – Sono le 16:30, ben svegliata! – So che quando si sveglia vuole sempre sapere che ore sono.

  • Quanto ho dormito? - dice con la voce ancora in dormiveglia.
  • Un paio d'ore. Ti ho lasciata dormire, eri così stanca e carina. Ti ho fatto qualche foto.

Lei detesta essere fotografata quando dorme perché di solito, quando dorme profondamente, le scende sempre un gocciolino di saliva.C'è uno scambio di sguardi l'uno opposto all'altro. Io sono sicuro di aver fatto il mio solito ghigno malizioso che ho quando faccio qualcosa che non dovrei fare, lei invece ha aggrottato le sopracciglia e mi ha svuotato l'anima con gli occhi. 

  • Scusami, so che non ti piace ma vedrai che quando le facciamo sviluppare ti piaceranno -

Lei tira su le braccia e fa uno di quegli sbadigli che ti ricordi per sempre.

  • Che hai fatto mentre dormivo? -
  • Vediamo... Ho incontrato una famiglia di contadini e un paio di cerbiatti, niente di troppo entusiasmante. È passato tutto in fretta grazie alla radio e alle cassette.

Dopo qualche istante dico: - Tesoro? -

  • Dimmi. - Risponde curiosa.
  • Guardi la mappa e guardi se ci sono motel e autogrill sulla strada? Mi sta venendo fame.

Inizia a rovistare nel cassetto del cruscotto la mappa della zona. Ha il vizio di buttare tutto fuori e mai rimettere a posto. Ha tappezzato il pavimento della mia Mustang con filtri, accendini, cassette, profilattici e... un calzino? Perché ho un calzino nel cruscotto? Boh, io ho calzini ovunque.Mi ricordo quella volta che andai a scuola con un calzino che mi penzolava dalla cintura dei pantaloni. Com'era successo e quando, solo Dio lo sa.Vedo Eileen che scruta le vie manco fossero i dati di un problema di logica. Lei è brava con le mappe e con l'orientamento.Scienze Umane Economico Sociale

  • Okay, noi siamo qui e stiamo andando verso Est, teoricamente fra una decina di miglia dovrebbe esserci un motel.. Sennò... uhm... proseguendo per questa strada dovremmo trovarci in una piccola città di nome Leavenwood. -
  • Per stasera sono stanco, ci fermiamo al motel? -
  • Certo -
  • Ah c'è anche un locale, magari riusciamo a mangiare qualcosa di decente. -

Anche solo a parlare di cibo mi viene l'acquolina in bocca.

27 Maggio 1995 – 19:57

Abbiamo appena visto i cartelli che segnalano un motel. Non ce la faccio più a stare in macchina. Abbiamo già fatto cambio di posti, ora guida lei, ma dopo 6 ore di macchina sto per svenire. Le mie gambe chiedono pietà, tra poco si staccano e si mettono a sgranchirsi fuori dal finestrino da sole.

- Arrivati - dice Eileen, e in effetti ecco il motel. Me lo aspettavo come quelli che avevo sempre visto: grigi, con le ringhiere di ferro e con l'intonaco che viene via se ci soffi sopra. Questo invece è veramente carino, è color nocciola, come le classiche case di campagna, con un tetto a spiovente e le ringhiere che portano alle stanze sempre di legno.Per arrivare a quella che sembra la reception, bisogna attraversare un piccolo fiumicello dove vi abitano delle famiglie di rane. Il ponte non è troppo largo, abbastanza da stare in due uno affianco all'altro.Posteggiamo la macchina nel parcheggio del motel dove ci sono poche macchine: una del proprietario, immagino, e un camioncino che usavano gli hippie negli anni settanta.Eileen scende, apre la porta posteriore dell'auto e cerca di prendere le valige, anche se con quelle braccia minute starà facendo una fatica immensa.Con la coda dell'occhio vedo che le sta per cadere il beauty case con i trucchi o vattelappesca, mi viene d'istinto non farlo cadere a terra e purtroppo, è quello che ho fatto. Quella maledetta valigetta invece che fare un tonfo assordante a terra, fa calare un gelido silenzio e uno scambio di sguardi tra noi. Si è fermato a pochi centimetri dal terreno sabbioso del parcheggio; lo faccio scendere subito appena Eileen inizia a rendersi conto di quello che è appena successo.

Eileen sembra paralizzata, è ferma allo stesso modo di venti secondi fa.

          - Hai visto anche tu? - dice con un tono talmente basso che ho fatto fatica a

capire cosa volesse dirmi.

          - Cosa? - aggrotto le sopracciglia come se non stessi comprendendo l’accaduto,

quando invece sono pienamente a conoscenza di cosa ha visto.

          - Non è caduto a terra. L'ho visto. Per pochi secondi è stato su. - Non sapevo cosa dire o cosa inventarmi: - Non capisco cosa intendi, c'è un po' di vento, sì, ma non credo ci sia bisogno di così tanto entusiasmo. -

          - È rimasto su ti dico!

          - Non so cosa dirti, magari sei stanca. Oppure il mostro del motel vuole farci

impazzire. - Il suo sguardo è confuso con un pizzico di risatina all'estremità del labbro. La conosco, e finché non troverà una risposta a quello che ha visto, non si darà pace.

          - Be', facciamo finta che sia stato il vento a far volare il beauty e andiamo dentro.

Prendiamo le cose essenziali e ci incamminiamo per quel vialetto nel bosco. Le uniche fonti di luce sono quel poco di sole rimasto e delle piccole lanterne appese ai rami degli alberi che circondano la vietta che stiamo attraversando.Non sono luci elettrice, sono più dei piccoli puntini luminescenti all'interno di un vasetto di vetro. Sembrano lucciole. Mi sembra una cosa triste intrappolare delle povere creaturine in un carcere di vetro.Alla mia sinistra c'è Elle. Ha sul viso uno sguardo di terrore che cerca di nascondere: non le piace far vedere che ha paura. Le prendo la mano e le nostre dita scivolano in tanti gelidi e teneri abbracci.C'è tensione nell'aria: - Per essere maggio fa freschino. - Cerco di smorzare la tensione con una di quelle stupide domande anti-imbarazzo.

  • Mmh, mmh. - Eileen risponde con dei quasi monosillabi, solamente con quel tono fastidioso

che non ti fa capire se è un sì o un no.

Mi tolgo la camicia a scacchi rossa e gliela appoggio sulle spalle: - Tieni. -

  • Grazie. -

Siamo davanti al ponte prima del motel. Come avevo intuito è molto stretto, a malapena ci stiamo noi due. Saluto le piccole ranocchie, che saltano da una parte all'altra del fiumiciattolo mentre un'altra è ferma a cacciare una libellula ancora sopravvissuta alle sue grinfie.Il tramonto è mozzafiato: il cielo si è tinto della tonalità più chiara del viola, misto a qualche striscia di arancione e rosa. Il tutto si specchia nell'acqua cristallina del fiume: è ancora più bello vederlo riflesso, con il movimento dell'acqua che ti fa vedere e non vedere.Tempo neanche un minuto e ci troviamo davanti all'entrata. Bisogna salire un paio di gradini e ci troviamo davanti un'enorme porta di vetro e legno. Ai lati ci sono delle panchine che danno sull'esterno dell'alloggio; da qui si può vedere un panorama altrettanto spettacolare: si vedono le montagne con un po' di neve sul cucuzzolo, con il tramonto che colora la chioma lattea di un colore rosato. Vorrei sedermi un po' su quelle panchine ma sono inzuppate di acqua e foglie; penso abbiano appena pulito, non stava piovendo fuori.La porta fa intravedere un enorme salone tutto decorato in stile tirolese. E’ tutto di legno scuro: mobili, decorazioni, sedie e perfino gli attaccapanni.Spalanchiamo una delle due porte e il campanello, che è al di sopra di noi, allarma il proprietario che siamo entrati. Continuiamo a camminare sopra un bel parquet appena lucidato e ci ritroviamo davanti ad un bancone dei classici motel. Al di sopra ci sono penne, fogli, un telefono a rotella, di quelli bellissimi anni '50; ho voglia di girarla e fare un numero a casom ma mi tratterrò.Scienze Umane Economico Sociale

Dietro non c'è nessuno, c'è un silenzio agghiacciante in questo posto... mi sembra di essere nell'hotel di Shining.

  • Suoniamo il campanello? - Eileen muore dalla voglia di toccare quell'aggeggio.
  • Ti do l'onore. - con tanto di inchino verso di lei.

Suoniamo il campanello, per un attimo è tornato l'assordante silenzio di prima, poi sentiamo una voce di uomo che arriva dalla piccola stanzina che compare da sinistra.

  • Arrivo! - Dalla voce mi sembra un uomo abbastanza piccolo, la voce non è

aggressiva né niente. Diciamo che sono sollevato.

Sbuca dalla penombra della porta che si spalanca un omone, ma di quelli grossi. Non grassi, non muscoli ma grossi, con la testa piccina piccina rispetto al corpo. Riesco ad intravedere il viso, mi sembra sincero, da tipico campagnolo vedovo. Ha i capelli biondi tipo svedese, una barbetta che sembra quella che avevo quando ero in pubertà e un nasone che faceva da cornice al viso: non era brutto, anzi, mi pareva emettere simpatia.Ha una camicia color crema, crema andata a male però, la porta un po' dentro e un po' fuori dai pantaloni, credo fosse comodo a vedere la televisione prima che arrivassimo noi a rompergli le scatole.

  • Buonasera, benvenuti al motel di Leavenwood. Scusate se non ero alla reception ma

stavo... uhm... - C'è un secondo di silenzio imbarazzante, si capisce che non stava facendo niente di interessante. - Stavo tagliando la legna, ecco sì, la legna. - Pff, certo, tagli la legna con un telecomando.

  • Tranquillo, no problem. - Cerco di rompere il ghiaccio.

Eileen sta cercando di non scoppiare a ridere per la storia del telecomando: - Avremmo bisogno di una doppia per stanotte, è disponibile? - Sappiamo entrambi che il motel è deserto, le chiavi delle camere sono quasi tutte appese e di auto ce ne sono solo due fuori.

  • Certo, avete preferenze? - replica il signore.
  • È possibile averne una che dà verso le montagne? - dico indicando anche la direzione.
  • Sicuro, la... vediamo... la 24 vi va bene? -

C'è un rapido scambio di sguardi collegato ad un piccolo ammicco con gli occhi da parte di entrambi. - Va benissimo, signor...? -

  • Brook, mi chiamo Brook Brooks. - Come cavolo si fa a chiamare proprio figlio con praticamente lo stesso nome e cognome. Due cose: o lo odiavano o genitori erano degli emeriti bastardi.
  • Piacere, io sono James Gyllenhall e lei è Eileen Smith. -
  • Sono molto lieto di avervi qui. Posso offrirvi qualcosa da bere? Immagino viaggiate da un po'. - Effettivamente sto morendo di sete e fame.
  • Magari più tardi, c'è un locale qua vicino giusto?
  • Sì, dovete camminare circa un paio di minuti da qua verso nord. -
  • Allora siamo d'accordo per il drink dopo cena Brook, ci vediamo più tardi. - Mi ci vorrebbe veramente un buon drink.
  • A voi ragazzi, vi lascio la chiave. La scala è quella esterna e, appena salite, andate verso destra E’ la quarta che troverete, per qualsiasi cosa chiamate. -

Ci salutiamo, lui ritorna nella stanza da dov'era arrivato e noi ci indirizziamo verso la scala esterna. - Ha detto di salire e poi andare a destra, giusto? - Ho la memoria corta su queste cose.

  • Ehm, mi pare di sì. - Anche lei non scherza sul fatto di ricordarsi le cose.

Saliamo le scale rigorosamente di legno e svoltiamo sul lato di casa più lungo. - camera venti... ventidue... eccola, la ventiquattro! -

Infilo la chiave nella serratura, che scivola come se fosse burro su una fetta di pane appena tostata. Che soddisfazione quando la chiave gira subito e non come quella stupida porta della mia vecchia casa. 

Entriamo ed è tutto buio, c'è giusto un filo di luce che spunta dalle persiane chiuse. Mi dirigo subito ad aprirle. Giro la maniglia verso il basso, sgancio le persiane e le apro.

  • E brava la mia Cenerella! - dice Eileen con sarcasmo.

Mi giro verso di lei con gli occhi socchiusi, stracolmi di voglia di buttarla sul letto e riempirla di solletico fino a pregarmi di smetterla. È quello che farò infatti.Mi fiondo a prenderla e mi attacco come una cozza sui suoi stretti fianchi, il suo punto debole. Ride disperata, amo la sua risata di quando le faccio il solletico.Cerca di opporsi e in quel momento vorrei solo darle un bacio. Smetto di torturarla da quell'infernale risata e affondiamo sulle coperte del letto, come se fossimo una cosa sola.Era da tanto che non stavamo sul letto insieme, da soli e senza problemi. Una vampata di calore  ci fa liberare dei vestiti: prima lui si toglie la camicia a scacchi e la maglietta e io, di conseguenza, la maglia nera. Ancora più di prima ci scaldiamo in un profondo bacio, di quelli che capitano poche volte, ma quando capitano. Beh, non te li scordi più.

Bussano alla porta.

  • Ma chi è ora. - dice Eileen.
  • Chi è? - replico con tono più alto per farmi sentire da chi ha bussato. -
  • S- sono Brook, sì... ecco, mi sono dimenticato di darvi gli asciugamani. -

Già dal primo momento che avevo visto questo omone, avevo capito che sarebbe stato una spina nel... non ho voglia di dire dove. Eileen si riveste velocemente, mettendosi solamente la maglia, al contrario per giunta. Io, sinceramente, non ne ho voglia, spero solo che Brook non sia gay e che non si faccia strane idee sui muscoli che non ho.Apro la porta e vedo lui con una pila di asciugamenti bianchi, legati fra loro con un nastro color porpora.Noto i suoi occhi sgranati a vedermi a petto nudo e a bassa voce dice: - Sc... scusate se ho interrotto qual...qualcosa. 

  • Tranquillo. - Tranquillo un cazzo, ma non posso essere troppo scorbutico. - Ci stavamo solo cambiando per andare a mangiare. -

Brook se ne va di nuovo e, guardando l'orologio che segna le nove meno un quarto, dico ad Eileen: - Tesoro, io sto morendo di fame, andiamo a quel locale? -

  • Pure io non ce la faccio più ad aspettare. -
  • Continuiamo dopo cena quello che stavamo iniziando. - Dico con tono e sguardo malizioso.

27 Maggio 1995 – 21:00

Siamo appena arrivati al locale: è un posto abbastanza grande, con grandi vetrate che fanno intravedere le persone al suo interno.  L'insegna la noteresti anche da 2 miglia di distanza. È piena di led rossi e gialli, sopra c'è scritto Ilys'cafe con una sorta di frappè gigante a lato.Dal parcheggio e dalle urla che escono dal ristorante si capisce che non è vuoto. Mi sembra di sentire voci di giovani, però che strano, siamo in un posto in fuori dal mondo, non dovrebbero esserci ragazzi da queste parti. Sono curioso ora, non sembra malaccio.Varchiamo la porta e veniamo accolti dalla signora, credo proprietaria, del locale. È una donna sulla cinquantina con i capelli biondi platino raccolti da un grosso elastico rosso. Addosso ha un grembiule bianco con varie decorazioni giallo chiaro e una grossa tasca dove ha appeso una penna, uno straccio e sembra che all'interno ci sia un block-notes. Sotto il grembiule ha una camicia bianca, molto carina, e una gonna nera, tutt'altro che volgare. Anzi, è molto elegante come signora.Il sorriso con cui ci saluta è spettacolare, con tutti i trentadue denti, che ti fanno sorridere. Adoro le persone con questo carattere, non come l’omone-Brook; l'abbiamo soprannominato così io ed Eileen mentre arrivavamo al ristorante.

  • Buonasera cari, dovete mangiare? - ci dice la proprietaria.
  • Sì, possiamo sederci? -
  • Dove volete carissimi! -

Ci mettiamo in un tavolo affianco la finestra. Davanti a noi ci sono quattro ragazzi, che stanno ridendo come dei bambini. Ho adocchiato subito il buffone. Ci è voluto poco, un viso simpatico lo si nota anche con un passamontagna addosso. Ha notato che lo stavo guardando e, senza pensarci due volte, mi fa un cenno di saluto con la testa, come se lo conoscessi già.

  • Ecco i menù, posso portarvi intanto qualcosa da bere? - Questa volta ci serve una

ragazza più giovane, mora con occhi verdi; molto carina.

  • Per me una birra media, tu Elle? - so che ordinerà la solita 7up.
  • Per me una 7up, grazie. -
  • Non vi ho mai visti, siete di passaggio? - chiede la ragazza. Noto dall'etichetta che ha

sul grembiule che si chiama Hannah.

  • Sì sì, alloggiamo solo per stanotte al motel qui vicino. - rispondo. Subito dopo averlo

detto, mi arriva un calcio da sotto il tavolo, con tanto di occhiataccia da parte di Eileen. Non so cos'ho detto di male, forse non voleva che dicessi dove alloggiamo.

  • Ah! Avrete conosciuto Brook allora! È un mio grande amico, è molto simpatico

quanto impacciato. -

La conversazione va avanti per qualche minuto tra Hannah ed Elle, che si mettono a parlare di capelli, trucchi e compagnia bella.

Dopo che la cameriera se n'è andata Eileen mi chiede: - Perché le hai detto dove dormiamo stanotte? -

  • Non mi sembra una ragazza cattiva, tesoro. -
  • Lo so ma non si sa ma. - Non pensavo fosse così paurosa, mi fa ancora più tenerezza.
  • Scusami amore, non lo farò più. -

Nel frattempo iniziamo a scrutare attentamente il menù, e a entrambi cade l'occhio sulla sezione panini.

  • Avete scelto ragazzi? - chiede Hannah.
  • Sì, allora, per me un Cheeseburger con bacon e patatine. Si può aggiungere un

cetriolino all'interno? - Amo i cetriolini dentro i panini, da quando ho assaggiato il Double Cheeseburger del McDonald's quella volta a New York, non ho più fatto a meno di non mangiarlo.

  • Certo, non c'è problema. Sott'aceto va bene? -
  • Perfetto, grazie mille. -
  • Per te invece? -
  • Per me un Hamburger con insalata e pomodori. Come contorno invece... Uhm... delle patatine fritte anche per me. - dice Elle.
  • Quindi due porzioni di patatine. Grazie mille, ora arrivo con le bevande. -

Tempo neanche un minuto e arriva con la 7up e una birra media enorme. Mette i sotto bicchieri sul tavolo e ci appoggia il mio boccale sopra. Non scherzo quando dico che è la birra più buona del mondo. È fredda al punto giusto e la schiuma non è né troppa né troppo poca.

  • Vuoi assaggiarla? Fidati è buonissima! - so che Eileen è astemio ma magari un assaggio poteva concederselo.
  • No grazie amore, lo sai che non bevo. - Non la biasimo, dopo quello che era successo

al festino di Lucas ci credo che non beve più. Anch'io non berrei se avessero tentato di farmi ubriacare il più possibile per poi cercare di molestarmi subito dopo. Se rivedessi quel maledetto Lucas lo ridurrei in un lago di acqua bordeaux. Menomale per lui, che è in gatta buia ora; dovrebbe sperare di non tornare mai più qui, per il suo bene.D'un tratto si spengono le luci, riesco a percepire lo sguardo di Elle anche senza vederla. Poi parte: - Tanti auguri a te, tanti auguri a te – Odio questa canzone, ho solo ricordi orrendi e imbarazzanti. - Tanti auguri caro Michael, tanti auguri a te! -

La torta è per il buffone che avevo salutato prima, ammetto che mi fa salire un certo languorino quella Sacher.Cerco di contare le candeline, anche se ho le teste dei suoi amici davanti, mi pare siano diciassette. Ah no, diciannove, le aveva già tolte per tagliare le fette.

Guardo l'orologio gigante sopra il bancone con la signora bionda che segna le 21:25. Sto morendo di fame, ho quasi già finito la birra e il sonno sta iniziando a farsi sentire. Sento il gorgoglio delle nostre pance, sembra stiano facendo un concerto.

Vedo gli occhi di Eileen che si illuminano come una leonessa che vede una gazzella, di furia sposta i grissini che aveva tutti sparpagliati sul tavolo e così capisco che sta arrivando il cibo.

  • Il cheeseburger con cetriolino per te, l'hamburger per la ragazza e doppia porzione di patatine. Volete delle salse? -
  • Ketchup e maionese, grazie. - replico.

Dalla tasca del grembiule tira fuori quattro bustine di salse. Non le avevo mai viste, di solito danno i barattoli grandi rossi e gialli. Spettacolare come appena esci dal tuo paese scopri nuove cose.Senza pensarci due volte addento il panino come se non mangiassi da mesi, Eileen ha già iniziato a spiluccare delle patatine mentre chiedevo le salse.È buonissimo, la carne succosa, il formaggio abbrustolito al punto giusto che avvolge tutto il panino, l'insalata croccante e il cetriolino. Il cetriolino è l'ultimo tocco che aggiudica la perfezione a questo cheeseburger.Posso immaginare che sia lo stesso per l'hamburger che la leonessa davanti a me si sta mangiando. Non abbiamo spiccicato parola da quando abbiamo iniziato a mangiare: eravamo veramente affamati, anche se ce ne siamo resi conto solo quando è arrivato il cibo.Per non parlare delle patatine, sono tagliate tipo a triangolo lungo, non so spiegarlo. Ma cazzo, quando dico che sono le migliori patatine è perché lo sono veramente. Sono morbide ma allo stesso tempo bruciacchiate sugli estremi. Il sale lo senti sgranocchiare sotto i denti e il ketchup fa da cornice al tutto.Penso che sia la cosa più bella accaduta da quando siamo partiti. Ne mangerei altri venti di panini così, a costo di diventare obeso. Dalla foga di mangiarlo credo di aver ingoiato anche della carta, al massimo stanotte me la vedrò con il wc.

  • Ordiniamo altre patatine? -
  • Vorrei ma mi trattengo, semmai prendo un milkshake alla fragola. -

Non è una pessima idea, effettivamente concluderemmo la sera con un buon dessert.

  • Vada per il milkshake! -

Cerco lo sguardo di Hannah, e appena si gira alzo il dito, in modo che venga qui.

  • Ditemi! - Dice.
  • Vorremmo due milkshake, alla fragola, giusto? - Chiedo ad Eileen.
  • Sì, alla fragola. - Risponde lei.

Tempo due minuti e arrivano: il succo alla fragola è dentro un lungo bicchiere di vetro, al di sopra c'è della panna che cerca di andare contro la legge di Newton, neanche una goccia cerca di colare. Per berlo ci hanno dato le cannucce bianche con strisce rosse, oppure rosse a strisce bianche. Dipende da come le guardi. Poggio la cannuccia e assaggio il mio primo milkshake: niente da dire, è cremoso e avvolgente.Lo finisco più in fretta di quanto ci hanno messo a prepararlo e, alla fine, con il cucchiaino mangio la panna che si stava sciogliendo sul fondo del bicchiere.

Sono veramente sazio, guardo la pancia che sbuca dalla camicia: - Dovrei mettermi a dieta? -

  • Uhm... no, mi piace la tua pancetta. -
  • Allora mi tratterrò un po' dalle schifezze, a partire da domani. -

A malincuore ci alziamo e andiamo verso la proprietaria e chiedere il conto: ventisette dollari spaccati, una miseria in confronto a quanto si pagava nella nostra cittadina per vecchi.

  • Ecco il resto, spero di rivedervi presto! Guarda un po', ho fatto anche la rima!
  • Eh già, se ripasseremo da qui, torneremo a mangiare quei buonissimi hamburger. -

Ridacchiando ci giriamo verso la porta, ma prima devo fare una cosa. Vado verso quel tale Michael, che è ancora con gli amici a spassarsela.

  • Auguri grandissimo. -
  • Grazie ragazzo dalla camicia rossa. - replica.

27 Maggio 1995 – 22:57

Dopo essere usciti dal locale abbiamo camminato per un po' verso il motel, faceva freschino. Ora siamo arrivati al parcheggio, tutto è uguale a prima. La macchina del proprietario, il camioncino degli hippie, che non so ancora di chi sia, e la nostra Mustang.Le rane sono andate a letto. Le uniche sveglie sono le povere lucciole intrappolate nella gabbia di vetro attaccata ai rami.Il motel a quest'ora è molto più inquietante, vuoto, buio e silenzioso. Essere da soli con Brook mi inquieta non poco. Sicuramente stanotte metterò la sedia sotto la maniglia della porta, poco ma sicuro.La porta del motel è tenuta aperta da un sasso abbastanza grande poggiato a terra e questa volta il guardiano è seduto sulle poltrone a leggere dei fumetti. 

- Ben tornati! Avete mangiato bene da Allys? - Allys? Ecco come si chiama la gentil signora

del locale.

  • Benissimo! I panini spettacolari e non parliamo del... - Brook non mi lascia finire e finisce la

mia frase: - Milkshake giusto? Sono buonissimi, lo so.

Cazzo, mi sono appena ricordato di avergli promesso di offrirci un drink, spero non se lo ricordi.

  • Senti, ma alla fine lo vuoi da bere? È offerto dalla casa. - Come non detto. Non posso

rifiutare due volte di fila, non ne ho proprio voglia ma devo accettare.

  • Ma certo.
  •  Io vado in camera, tanto sono astemio, ci vediamo domani mattina Brook. A più tardi

James. -

Noi due ragazzi ci indirizziamo verso la sala, non l'avevo ancora visto bene ma è come me la immaginavo: ampia, luminosa e accogliente. Sulle pareti ci sono dei quadri che raffigurano il panorama del posto, sono veramente belli.

  • Cosa ti preparo? -
  • Fammi un Moscow dai. - È da quell’estate che non ne bevo uno.

Rimaniamo a chiacchierare per una mezz’oretta buona e poi torno in camera da Eileen, che probabilmente sarà già bella che addormentata, dormigliona com’è; esco augurando la buonanotte all’omone-Brook, sperando di non vederlo più oggi.Salgo le scale e busso alla camera ventiquattro: - Spero sia ancora sveglia. -, per fortuna mi apre la porta già in pigiama. Ha la solita felpa rossa con la scritta Hard Rock Cafè e il pantaloncino che è nascosto dalla maglia. Mi butto dalla stanchezza sul letto, per rilassare un po’ le gambe che stanno chiedendo pietà.

28 Maggio 1995 - 09:30

Vedo tutto nero, come se fossi cieco. Mi sforzo ad aprire gli occhi, incollati dalla sabbia tra le ciglia. Un filo di luce sbuca dalla finestra e finisce dritto sui miei occhi. Li giro disperati in cerca della sveglia e leggo che sono le 07:00.Mi volto in cerca di un abbraccio ma il letto è vuoto. La parte dove dorme Eileen è fredda, senza le lenzuola stropicciate, ma come se fossero appena state stirate. - Amore? - La stanza è più buia del solito. Il piccolo corridoio, che porta all’uscita della stanza, sembra interminabile, Mi alzo in cerca dei Eileen. Spalanco le finestre ma la luce all’esterno è sparita, è tutto nero, come il vuoto.Mi rigiro e la stanza è colma di fumo scuro: non nero ma neanche bianco, di un grigio sporco, come le nuvole che escono dalle fabbriche. Una sagoma non definita cerca attenzione. Capisco che è una ragazza, ha i capelli lunghi neri come l’oblio, si incammina verso di me. Si intravede l’abito bianco, largo ma che cerca di segnare le sagome della figura che si avvicina. Il fondo del vestito è indefinito, si confonde con lo sfondo che, man mano che la ragazza avanza, scompare in uno scuro terrore.Alla mia sinistra ora la sveglia segna le 03:33, la ragazza scompare. Mi giro con la voglia di ritrovare la mia amata ma è scomparsa. Il bagno della camera non esiste più, come se fossimo in un mondo parallelo: sembra così finto come così fottutamente reale.La sensazione che qualcuno sia ora dietro di me, mista alla paura di sapere chi sia. Fortunatamente il coraggio è dalla mia parte e mi dà la forza di girarmi: non c’è niente. Un rumore assordante. Tre suoni continuati come se fosse un allarme militare. La ragazza di prima appare da sopra, mi prende le spalle e mi trascina verso l’oscurità più buia di quella stanza. Di nuovo il rumore, questa volta sento una voce in lontananza.Scienze Umane Economico Sociale

Spegnila. Spegnila James.

Mi alzo di botto, ho la fronte grondante di sudore e le mani come se avessi bevuto dieci tazze di caffè.

  •  Spegni la sveglia James, altri dieci minuti dai. - dice assonnata Elle.

Era un fottuto sogno, sembrava tutto così reale. Ho ancora il cuore a mille, sento che potrei vomitare battiti cardiaci in questo momento.

  • È tutto okay? - Mi chiede Eileen che è di schiena in questo momento.
  • Sì amore, ho solo fatto un incubo. -
  • Ti va di raccontarmelo? - Ormai l’ho svegliata, si volta verso di me e tira uno di quegli

sbadigli che ti fa partire bene la giornata, con tanto di braccia spalancate che formano una “U” scendendo.

  • Non me lo ricordo già più, è stato molto veloce come sogno. - In verità me lo ricordo, e

anche bene, solo non mi piace raccontare i miei sogni, mi sento come se stessi pubblicando le mie paure.

Il tempo scorre, ora sono le 10:00, non sono più riuscito ad addormentarmi dopo quello schifo di sogno. In compenso ho messo a posto la camera e siamo pronti per ripartire, o almeno, io sono pronto, quel ghiro nel letto che non vuole svegliarsi.Torno sul letto per svegliarla, e senza troppe lamentele, si alza. Gli zaini sono pronti, ci vestiamo e scendiamo velocemente in reception.Brook ci cucina la colazione, cosa che di solito nei motel non succede, e mangiamo un'ottima omelette con bacon. Devo ammettere che come chef, omone-Brook non è male. Dopo qualche chiacchera, il pagamento e i saluti, ci rimettiamo in viaggio; questa volta verso Leavenwood.

28 Maggio 1995 – 15:00

C'è da stupirsi, Eileen non dorme! Anzi, sta cantando e ballando, per quando possibile in macchina, una canzone dei Clash. Lei non è solita a cantare questo genere di canzoni, sarà il buon umore, di sicuro non ha le sue cose. Quando le ha, diventa psicopatica e bipolare, si abbuffa di qualsiasi cibo ci sia nel raggio di due chilometri, salato o dolce che sia. Per fortuna le ha avute appena prima di partire, penso l'abbia fatto apposta.Da quando siamo partiti dal motel, il cielo si è tinto di un bianco sporco: le nuvole sono talmente egoiste da non far passare neanche un raggio di sole, anzi, tra poco mi sa che vedremo uno spettacolo di lampi e fulmini. Adoro l'odore, il rumore e il sapore della pioggia, c'è chi fa stare male ma a me fa più effetto di quelle noiose giornate di primavera.Rimanere sotto la pioggia senza ombrello, con le gocce che scivolano sulle parti del corpo che normalmente non puoi toccare, quella sensazione di freddo, che non ti fa gelare, ma ti drizza solo i peli sopra la pelle ormai d'oca.Abbasso il finestrino per odorare il profumo delle foglie bagnate, sento già il garrito delle rondini che cercano riparo dall'apocalisse di Zeus.Dal vetro davanti appare una luce che illumina il cielo. Silenzio. E poi un boato. Abbasso la musica per sentire meglio il rumore delle gocce sulla Mustang.Dopo neanche pochi minuti il cielo è come una palla da discoteca, tra fulmini e tuoni che illuminano le nuvole, anch'esse spaventate.D'un tratto il flash di un fulmine davanti ai miei occhi, vedo tutto bianco. Li riapro e vedo una macchina verso di noi. Strizzo gli occhi e tutti i muscoli, che di solito mi fanno sorridere, ora cercano di non scomparire in un gelido urlo. Una macchia mentale assordante, del colore del paradiso e dell'inferno. I vetri della macchina si sono gettati su di noi, come se fossimo calamite, un pezzo mi finisce dritto sulla guancia; sono riuscito a coprirmi gli occhi. Ho le farfalle nello stomaco, non di felicità, di terrore. D'istinto lancio il braccio sul petto di Elle, senza pensare se le possa fare male, devo proteggerla, ci metto tutta la forza che posso per farla muovere dal sedile. Ce la faccio. Ci sto provando. Non ce la faccio. Il rinculo della macchina mi fa sbattere la testa contro la portiera. 

28 Maggio 1995 – 17:34

Ho mal di tutto, la testa che sta scoppiando, l'intestino che sta per rimettere e una strana sensazione di bagnato sulla mia guancia. Non riesco ad aprire gli occhi, fanno troppo male, insieme a tutto il resto del corpo. Eileen non so dove sia o come stia. Tento di sbirciare tra le palpebre ma la testa inizia a roteare come una ballerina di danza classica. Continuo a provare, dentro mi sembra di star urlando aiuto, ma da fuori sono solo un mezzo morto. Gli occhi iniziano ad aprirsi alla terribile realtà, con tanta fatica mi rendo conto di essere ancora nella vita reale. La prima cosa che cerco è Eileen, ancora di fianco a me, senza sensi, con il sangue che le scivola come pioggia dal viso. Sto impazzendo, non vedo il suo petto che si muove, non sta respirando. La mia bocca emette strani gemiti, gemiti di aiuto, in cerca di una risposta dalla ragazza che ho affianco a me. Mi sento ancora peggio, le palpebre si richiudono. Una scarica di adrenalina mi dà la forza di slacciare le cinture di sicurezza, solo con la mente, le mie braccia sembrano private dai muscoli, slaccio anche quella di Elle; riesco ad aprire quella che non sembra neanche più una portiera e uscire dalla Mustang. Cammino strascinando la caviglia, che sembra non voler avere a che fare con la gamba, verso la portiera opposta. Da lontano riesco ad aprila. Cado, perché il mio corpo non ce la fa più, in posizione di preghiera. Il corpo di Eileen si avvicina come se fosse tenuta in braccio da qualcuno, come si tengono i morti, con il petto e le cosce sugli avambracci. Non sto facendo troppa fatica a trasportarla qui con il pensiero, è più la tristezza all'interno che fa male.Il suo piccolo corpo si stende sulle mie gambe, il mio braccio scivola dolcemente sotto la nuca, ormai inzuppata di sangue, quasi coagulato.Lancio urla di disperazione, in cerca di salvezza da qualcuno che non esiste. Cerco disperatamente aiuto con gli occhi, ma l'unica forma di non vita è l'altra macchina con cui ci siamo scontrati. La bocca inizia a tremare, come le foglie durante una tempesta di lamenti. Il mio viso è ormai cosparso di sale. Le lacrime si fanno spazio nel mar rosso sotto di me, come uno tsunami.L'ultimo grido, il più devastante per me, ho sentito gli uccelli che scappano dai loro nidi. Una luce e un bagliore accecante è apparso dal mio corpo, dal punto di massima magnitudo. Questa scossa gialla smuove per un secondo il corpo di Eileen, come un defibrillatore. L'onda d'urto fa cadere la sua mano sulla mia, come ultimo segno di vita che la natura vuole che io sappia. La scossa si trasforma in una cupola, che si propaga per qualche decina di metri. Riesco a sentire le grida delle radici gli alberi che cercano di tenersi al terreno. Mi sono sentito protetto e rigenerato, non so come e perché. La mano di Elle è in questo momento sulla mia, da quando è scivolata la sto stringendo, come se potessi effettivamente fare qualcosa.Crollo dal dolore interno sul suo petto, ormai inzuppato di lacrime. Non mi interessa nient'altro che lei. Era la mia salvezza, la mia gioia, il fuoco interno che mi faceva rimanere in vita. Non sono più nulla senza di lei. Un inutile parassita della terra.Le mie ginocchia iniziano a fare male, continuano a sfregare sul terreno asfaltato, credo si siano tutte aperte. Mi sembra di sentire qualcosa sulla mano, come un insetto, di solito mi fanno spaventare queste cose, ma ora è come se tutto non avesse più importanza. L'insetto sembra spingere contro il mio palmo. Continuo a fregarmene fin quando non sento stringere il mio dito da qualcosa. È la mano di Eileen che cerca di dirmi che è viva.

28 Maggio 1996 – 12:30

Caro diario,

è passato un anno dall'incidente. Sembra ieri di star piangendo sul corpo che credevo morto. È un anno che scrivo diari, dopo aver cambiato centinaia di psicologi e psichiatri. Scrivere è l'unico modo di esprimere veramente come sto. Le due persone con cui ci siamo scontrati erano una madre con il figlio, stavano andando contromano. Da un test hanno scoperto che lei era ubriaca. Il bambino si è salvato, era sul seggiolino posteriore con la cintura, la madre invece è schizzata fuori dal vetro anteriore come se avesse voluto simulare Super-man.Ci siamo salvati grazie agli hippie che abitavano in quel camioncino davanti al motel. Ci hanno portati tutti al paese più vicino; senza di loro non saremmo qui.Da quel giorno non sono più riuscito ad usare i poteri. Ancora non mi spiego cosa io abbia fatto quel giorno. Quella scossa, quella cupola che è uscita dal mio corpo e che ha risvegliato Eileen. Era morta, non si sentiva il battito. Sono sicuro di essere stato io, ho risvegliato lei. Ancora non riesco a spiegarmelo.Sono mesi che voglio dirle questa cosa, da quando si è ripresa dallo shock, ma che senso ha? Non posso provarglielo e lei è una delle persone più scettiche del mondo.Oggi ho l'ennesima visita da quella maledetta dottoressa Reich, che sa solo dirmi di prendere quelle stupide gocce tranquillanti.Eileen domani ha la solita TAC al cervello, non capiscono cosa abbia ma dicono ci sia una parte di cervello che nessun altro umano ha: è comparso tipo l’achievement che sblocchi giocando. Non so come ma lei continui a stare con me, ad amarmi. L'incidente in fondo è causa mia, non stavo prestando attenzione alla strada, ascoltavo e guardavo la pioggia. Da quel giorno ogni forma di acqua la odio, mi fa solo stare male. Mi ricorda solo la sensazione di morte e il viso insanguinato di Elle. 

  • Tesoro, vieni, ho preparato da mangiare! - dice Eileen dalla cucina.
  • Arrivo, finisco una cosa. -

Ci siamo trasferiti assieme dopo che siamo usciti dall'ospedale. Ora viviamo a Leavenwood, abbiamo entrambi un lavoro full-time e un cane lupo di nome Saetta, scelto rigorosamente da me.

Amo questa ragazza più di ogni altra cosa e vorrei stare con lei per sempre, per tutto il resto dei miei giorni. In tasca ho l'anello di fidanzamento, ho risparmiato mesi per comprarlo: l'avevamo visto insieme molti anni fa, avevamo al tempo solo diciassette anni. Mi ricordo che facevo gli straordinari al lavoro, facevo il gelataio, mangiavo poco e risparmiavo su tutto quello che potevo. Ho tenuto via qualche centinaio di dollari e, alla fine, sono riuscito a prenderglielo. Non vedo l'ora di darglielo.Chiudo il diario e lo nascondo nella finta base del cassetto, non voglio che lei legga che voglio chiederle di sposarla. Scendo le scale, ma non faccio in tempo a scendere che Saetta mi salta addosso: - Ciao bellissimo, vuoi giocare? Eh sì, che vuoi giocare! - In bocca ha la sua pallina da tennis tutta rotta, non ne vuole sapere di averne un'altra. Cerco di afferrarla dai suoi denti, ma non ne vuole sapere di mollarla. Le faccio il solletico sul suo fondo schiena: so che è il suo punto debole. La lancio verso le cucina, però rimbalza in sala. Lei sfreccia sul divano a smangiucchiarsela tutta.Vedo Elle ai fornelli, di soppiatto l'abbraccio da dietro, con tanto di bacio sull'estremità della guancia. C'è un buonissimo odore di verdure, infatti vedo già suoi piatti una magnifica Ratatuille. Quanto amo questo piatto! Prendo dalla dispensa i bicchieri che porto in sala: metto le tovagliette di paglia intrecciata, le posate e i tovaglioli. Arriva lei con la padella piena di spaghetti al pomodoro: è una chef spettacolare.

Metto le porzioni nei piatti e iniziamo a mangiare. Saetta appoggia le sue zampe sulle mie ginocchia, in cerca di cibo. - No, giù! Hai già mangiato! -

  • Hai programmi per oggi? - chiedo ad Eileen. Voglio chiedergliele stasera di sposarmi.
  • Amore, ho promesso alla Signora Wright che la aiutavo a mettere a posto il giardino. Lo sapevi anche. -
  • Dai per favore, puoi andare un altro giorno? - Dico con tanto di occhi da gatto.
  • Perché, che dobbiamo fare? -
  • Niente di che, avevo in serbo una cosetta speciale per stasera. -
  • Lo sai che non mi piacciono le sorprese, dimmi cosa dobbiamo fare stasera. - Cosa mi

invento ora, non sono bravo a mentire.

  • Ho prenotato in quel ristorante giapponese, quello sulla via principale, ce l'hai presente? -
  • Ma sei pazzo? Costa tantissimo, non possiamo spendere così tanto! - Il bello è che io neanche ho prenotato, ma ora devo per forza trovare un modo per trovare un tavolo.
  • Ho messo via dei soldi, volevo passare una serata carina con te. - La sua taccagneria a volte mi dà veramente fastidio.
  • Ascolta bene la mia voce. Chiami ora e disdici, quei soldi ci servono. -

Mi alzo e mi dirigo verso il telefono di casa, come uno zombie, apro il quaderno con i numeri di telefono e cerco la sezione S. Davanti a me c'è uno specchio, ho gli occhi bianchi, come quelli dei ciechi. Vuoti dalla mia anima, come il mio sguardo, senza emozioni.Digito il numero, quando rispondono vado subito al dunque e disdico la prenotazione. -

Quando metto giù la cornetta ritorno cosciente di quello che è successo. Non ero io che facevo quelle cose, io non volevo disdire. È come se qualcuno avesse comandato le mie azioni. Dopo che Eileen mi ha detto “Ascolta la mia voce”, non sono stato più padrone di me stesso.

Elettra Sofia Jonghi Lavarini Gallo

 

 

 


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