Martedì 2 ottobre 2007, tutti gli studenti dell’Istituto “S. Freud” hanno preso parte all’uscita didattica per la visione del film “Mio fratello è figlio unico ” di Daniele Lucchetti presso il cinema ANTEO di via Milazzo, 9 a Milano.
Il film, ambientato tra gli anni sessanta e settanta, racconta dei fratelli Benassi, Antonio, detto Accio, e Manrico.
Accio, dodicenne, entra in seminario. Il sogno da bambino è quello di aiutare gli “ultimi”. Accio capisce dopo poco che il seminario non è la sua vita, e torna a Latina. Iniziano i primi contrasti con la famiglia. Fa amicizia con il venditore ambulante di tovaglie del quartiere, Mario, che lo fa avvicinare al fascismo. Accio, che non è molto più che un ragazzino ribelle, si iscrive al Movimento Sociale Italiano. Suo fratello maggiore, Manrico, è sempre occupato nelle battaglie degli operai. Lavora in fabbrica, fa parte della sezione comunista e organizza scioperi, occupazioni e manifestazioni, spesso scontrandosi con Accio e i suoi amici di partito. Manrico ha una relazione con una sua compagna, Francesca. Con questa Accio instaura un rapporto di amicizia (benché fin dal primo incontro subisca il fascino della ragazza).
La fede nel fascismo di Accio vacilla quando blocca Mario e gli altri suoi “amici”, decisi a bruciare l’auto di Manrico e decide di strappare la sua tessera di partito. La rottura definitiva avviene in occasione di un concerto organizzato dal Movimento Comunista Rivoluzionario al quale Accio partecipa, durante il quale irrompe un gruppo di fascisti. I rapporti tra Manrico e Accio però si interrompono quando quest’ultimo assiste alla morte di Mario, in realtà vittima di un attacco cardiaco e sulla cui morte nessuno indaga. Accio tuttavia scappa. Dopo un anno passato presso una famiglia piemontese amica di Manrico, Francesca passa a prendere Accio, chiedendogli di aiutarla ad accudire il figlioletto avuto da lei e Manrico, Amedeo, che il padre non visita da due anni. Accio si rifiuta e per più di due anni di suo fratello e di Francesca non sa nulla.
Un giorno Manrico chiama il fratello, chiedendogli di portargli a Torino i soldi che troverà nascosti nell’armadio, probabilmente gli stessi soldi rapinati anni prima sparando al suo datore di lavoro. Arrivato a Torino, Accio chiama Francesca che però riattacca immediatamente il telefono, ma è troppo tardi perché la linea è infatti intercettata dalla polizia, in cerca di Manrico. Dopo un breve inseguimento, Manrico viene ucciso da due poliziotti, e Francesca viene arrestata per complicità.
Accio torna a Latina con il piccolo Amedeo. Una notte Accio si introduce nel municipio alla ricerca del fascicolo con le persone assegnatarie delle case popolari. Accio chiama tutti gli assegnatari, compresa la sua famiglia, e li chiama all’occupazione delle nuove case.
La scena finale mostra Accio che guarda l’alba sul mare dal terrazzo della nuova casa, con un sorriso sulle labbra. Girandosi, ammicca a se stesso bambino. Finalmente Accio ha trovato la serenità, non seguendo (o meglio, non lasciandosi trasportare) dagli ideali del fascismo o del comunismo, ma seguendo il sogno altruistico di un bambino, ovvero quello di “aiutare gli ultimi”.