14 marzo 2023
L’8 marzo è la Giornata internazionale dei diritti della donna.
Oggi diamo per scontati molti diritti che le donne possiedono, senza considerare le battaglie che le nostre antenate hanno dovuto combattere per arrivarci. Ad esempio, in Italia le donne hanno avuto la possibilità di votare solo in occasione del referendum per decidere quale forma di governo applicare allo stato italiano (monarchia o repubblica), nel 1946. Si consideri che prima di quell’epoca, anche gli uomini analfabeti con una età superiore ai 30 anni, potevano votare.
Anche moltissime professioni che adesso sono svolte anche da donne, fino a pochi decenni fa, non erano loro accessibili (ad esempio avvocato, magistrato, membro delle Forze Armate, ecc). Dal punto di vista sociale, fino a pochi decenni fa, la donna era sottomessa al marito anche in ambito familiare, così come lo erano i figli. Era addirittura previsto il “delitto d’onore”, secondo cui il marito poteva uccidere la moglie infedele senza per questo venir punito.
Nonostante i grandi passi compiuti verso l’uguaglianza tra uomini e donne, anche ai giorni nostri la situazione non è bilanciata. Se consideriamo stati come l’Iran, possiamo facilmente renderci conto che la condizione femminile è ancora molto arretrata. Pensiamo alle libertà negate alle donne: vestirsi come vogliono, frequentare locali senza essere accompagnate da uomini della famiglia (padre, fratello, marito), truccarsi. Pensiamo anche al diritto allo studio che in molti paesi alle donne è negato e se, per coraggio dei familiari, viene concesso alle bambine di frequentare la scuola, rischiano ripercussioni anche gravissime, fino alla perdita della vita.
Senza allontanarci troppo sia culturalmente che geograficamente dalla nostra società, anche da noi attualmente sono negate alle donne delle libertà che dovrebbero essere fondamentali: libertà di non essere molestate sul luogo di lavoro, di non subire discriminazioni dal punto di vista dello stipendio o dell’accesso ad alcune professioni che sono ancora oggi considerate “maschili”.
Per cercare di eliminare questi problemi, ci auguriamo che l’Italia del futuro sia più rispettosa della parità di genere e che si abitui a vedere i soggetti come persone, con pari diritti e doveri, senza discriminazione alcuna. Per arrivare a questo proponiamo che vengano istituiti nuovi reati a sfondo discriminatorio ed inasprite le pene per quelli già esistenti, con sezioni carcerarie dedicate, che sviluppino programmi di rieducazione specifici.
Sarebbe opportuno anche creare una figura di “supervisore” che controlli sui luoghi di lavoro che vengano applicate a tutti, indiscriminatamente, le stesse regole, senza distinzioni di genere. Sarebbe utile anche prevedere una educazione alla parità di genere fin dalla più tenera età (scuola materna) per cercare di estirpare la cultura del maschio dominante sulla femmina. La strada per arrivare al futuro che ci aspettiamo è piena di difficoltà e necessita dell’impegno di tutti.
A cura della classe 3^B TURISMO