14 marzo 2023
Il 15 marzo 2023 viene celebrata la lotta contro i disturbi alimentari, si tratta di una ricorrenza sempre più sentita a causa dell’aumento di queste patologie. Questa giornata è stata istituita nel 2012 per mano di Stefano Tavilla, un padre che perse la figlia a causa dell’anoressia nervosa.
I disturbi del comportamento alimentare (DCA), rientrano da poco nella lista delle malattie psichiatriche, per molti anni sono state osservate da un punto di vista puramente fisico, lasciando da parte la fonte primaria, la psiche. I primi casi di anoressia nervosa che conosciamo risalgono al 1600, e nel 1689 di questo stesso anno viene rilasciata la prima definizione di anoressia nervosa. Andando poco più avanti lungo la linea temporale, nel 1800 si ritrovano in letteratura e arte casi di DCA, come ad esempio in Jane Fairfax in Emma, di Jane Austen. I disturbi alimentari non sono una malattia moderna. In particolare l’anoressia ha radici storiche che arrivano fino al Medioevo.
Nonostante ciò si è osservato un aumento preoccupante negli ultimi 50 anni. Si stima che dal 2021 ci sia stato un aumento del 40% di diagnosi di disturbi del comportamento alimentare, inoltre l’età media di insorgenza della malattia si è spostata dai 15 agli 11 anni, probabilmente a causa dell’utilizzo sempre più smodato dei social che, permettono una diffusione amplificata dei canoni estetici tramite immagini, e documenti che incentivano la perdita di peso.
I DCA sono infermità complesse, colpiscono la vita delle persone sotto tutti i punti di vista, mentale, fisico, sociale e relazionale.
Questa poliedricità annulla la vita del soggetto, che arriva al punto di identificarsi con la propria malattia, gli obiettivi e le gioie della propria vita derivano solo ed esclusivamente da quanto è sceso il numero sulla bilancia, da quanto l’introito calorico sia rimasto basso, spesso nullo.
Nonostante questa condizione insostenibile, le persone affette da DCA trova conforto nella propria situazione, si sente protetto nella propria bolla, dove ha un controllo illusorio della propria vita, che riversa sull’aspetto corporeo.
Chiunque soffra di disturbi alimentari potrà confermare la “convivenza” di due soggetti nel proprio cervello, una parte razionale e una malata.
Ci si sente incatenati alla propria malattia e pur sapendo quanto sia tutto sbagliato, tossico e malato non si è in grado di seguire la razionalità senza essere assaliti da sensi di colpa che spesso e volentieri vengono placati con tecniche di compensazione, quali vomito autoindotto ed esercizio fisico che sfocia in iperattività .
Per uscire dai DCA servono terapie farmacologiche e psicologiche, inoltre la forza di volontà e le ragioni per cui uscire da quella condizione giocano una componente fondamentale.
Le persone che cadono nella trappola di questo mostro, spesso a causa di traumi e canoni sociali irraggiungibili, hanno bisogno di amore e sostegno, se conoscete qualcuno che ne soffre state al suo fianco senza giudicare o commentare questo tipo di dolore.
Non mi resi conto per tutto quel tempo passato a inseguire il mio impossibile obiettivo, che in realtà io volevo solo sparire
Vivere davanti ad un supermercato è un’arma a doppio taglio nel mio caso, è sicuramente un punto a favore della zona in cui vivo in quanto gli altri negozi alimentari sono molto lontani, quando abbiamo preso la casa è stata la prima cosa che mia madre ha felicemente notato, poverina come poteva sapere che sarei finita per trascorrerci le ore in quei corridoi, come poteva anche solo lontanamente immaginare che tutte quelle etichette avrebbero fatto da megafono al tarlo che vive nella mia testa.
Prima di andare a fare la “spesa” occorre un’approfondita ricerca su internet, quali sono i biscotti meno calorici e con meno zuccheri, trovare lo yogurt più magro, trovare le tisane più particolari che ovviamente avrei trangugiato non appena il mio stomaco avesse chiesto aiuto.
A ricerca terminata mi sarei finalmente potuta riversare in quegli infiniti scaffali a cercare ciò che potevo permettermi di mangiare.
Pavesini - Colazione - 99kcal
Albume - Pranzo - 54kcal
….
La ricerca finisce per diventare come sempre un interminabile “vorrei ma non posso”
Cotolette, pizza, patate, biscotti, brioches, pasta, pesto, lasagne, budino, pane, miele, marmellate, cereali…
NON PUOI! NON DEVI CEDERE!
Non cedo, faccio retrofrot e mi dirigo alle casse con i prodotti che lei mi dice di potermi permettere.
Mentre torno a casa penso a quanto avrei voluto prendere altre cose, ma poi ci ripenso e mi focalizzo sul mio obbiettivo, chi bella vuole apparire… la bellezza è un po’ di sofferenza, del resto un po’ di fame che sarà mai.
Finito questo pensiero una volta arrivata a casa mi preparo una tisana ai lamponi 1kcal x 100ml 3kcal una tazza.
POSSO.
Bevo la tisana come fosse acqua nel deserto, un sorsetto alla volta per finirlo più lentamente possibile.
Quest’anno per essere fine ottobre fa già particolarmente freddo, vado in camera e metto un maglione di lana sopra alla maglia, mi siedo davanti al camino e mi riscaldo.
Nessuno in famiglia patisce il freddo come me a quanto pare, mio padre gira per casa indossando semplicemente una maglietta a mezza manica, così come mia mamma e mio fratello.
Tanto vale fare il cambio armadio, penso, a scuola ghiaccio ferma sulla sedia per tutte quelle ore.
Tiro fuori i maglioni di lana, i lupetti, pantaloni lunghi e giacche pesanti, a mia mamma sembra prematuro ma non importa, taglio corto dicendo che voglio spicciare il cambio stagione dato che non sono ancora particolarmente impegnata con la scuola.
Sono le 15:30, è tardi.
Sarei dovuta uscire di casa mezz’ora prima per riuscire poi a fare tutto, dopo aver conclamato il mio ritardo sulla tabella di marcia mi dirigo verso la porta d’ingresso.
Ai miei genitori sembra strano che io abbia iniziato a fare così tanto movimento, tiro fuori come scusa un vecchio consiglio dato a mia madre da un vecchio medico “mezz’ora (1/2/3h)di camminata ogni giorno assicura una diminuzione di problemi cardiovascolari e impedisce Il rapido sviluppo del cancro”.
Dopo questa pillola mi chiudo la porta alle spalle e iniziò il mio itinerario giornaliero, tengo sotto controllo il conta passi e non mi fermo fino al raggiungimento dell’obbiettivo giornaliero, torno a casa stanca e mi siedo comodamente sulla cyclette a rincorrere il peso che tanto desidero leggere domani sulla bilancia.
Bilancia, mia cara acerrima nemica, ti temo ma ti necessito più di qualsiasi altra cosa.
Per la sesta e penultima volta nella giornata mi metto sulla bilancia, non va bene, perché nonostante tutti i miei sforzi il peso non cala da ben 3 giorni!?
Forse non ho fatto abbastanza, a cena dovrei mangiare meno.
Stasera ho tonno al naturale e zucchine… sono poche calorie così, potrei togliere la frutta dopo pasto, sarebbe un risparmio di circa 90kcal!
Perfetto per stasera ho risolto, per domani invece potrei saltare la colazione, dirò di essere in ritardo per scuola e chiederò del tacchino per pranzo, il tacchino va bene.
Bene, bene, per ora ho risolto.
Esausta sono ancora a terra ad ammazzarmi di addominali, del resto è ciò che devo fare per apparire come vorrei, gambe snelle che non si toccano, addominali e pancia piatta, un sedere sodo non esageratamente grande, e magari snellire un po’ le braccia che con la canottiera sembro un camionista.
Tra poco mi spetta un incontro sul campo di battaglia, il tavolo apparecchiato é la locandina di un film horror che non vorrei assolutamente vedere, ma la vita in famiglia implica la condivisione di parecchi momenti tra cui quello del pasto.
Mi siedo controvoglia al mio posto e cerco di evitare tutto ciò che mi viene proposto che non rientra nel piano che mi sono preparata.
Tonno. Zucchine. Basta.
“Sono piena” esordisco.
Dopo due chiacchiere a tavola per simulare un finto benessere, mi alzo e mi dirigo al bagno dove cerco il coraggio di liberarmi di un po’ delle calorie appena assunte durante la cena.
Non ce la faccio, sono una vigliacca.
Non sono capace nemmeno di mettermi due dita in gola.
I sensi di colpa si gonfiano come una mongolfiera in ciel sereno.
Non avrei dovuto mangiare, ho vanificato tutto ciò che ho fatto oggi, tutti i km fatti, tutti i sacrifici.
Potrei tagliare anche la cena domani. Si, é la scelta migliore.
Raccolta in me stessa penso a come rimediare al danno fatto e mi vorrei punire per non essere stata capace di contenermi, per aver agito di istinto, l’istinto è tipico degli animali, sono un animale, un maiale.
Mi faccio schifo.
Torno in camera mia e mi metto per terra a forzare un altro centinaio di addominali con la speranza di compensare almeno un po’.
Esausta mi metto nel letto, ho crampi alle gambe ma non importa, mi rigiro una decina di volte sotto alle coperte fino a raggiungere Morfeo, spero di avere un po’ di pace almeno fra le sue braccia.
Il sonno purtroppo non mi fa da scudo e anche ad occhi chiusi devo affrontare l’incubo che vivo anche da sveglia, sogno delle brioches alla marmellata, sogno di mangiarli ma di pentirmene non appena finito l’ultimo morso.
Questo tormento mi sveglia, sforzo ancora un po’ quel che resta dei miei muscoli fino allo sfinimento.
A cura di Izzo Gaia, 5C LES