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SCUOLA FREUD – ISTITUTO FREUD - LE DOMANDE PIÙ RISCHIOSE DEI COLLOQUI DI LAVORO, E COME RISPONDERE - SCUOLA FREUD – ISTITUTO FREUD

26 novembre 2018

SCUOLA FREUD – ISTITUTO FREUD

Tecnico Tecnologico – Tecnico Economico – Liceo Economico Sociale

LE DOMANDE PIÙ RISCHIOSE DEI COLLOQUI DI LAVORO, E COME RISPONDERE

 

Chi si occupa di risorse umane ha capito come ottenere molte, moltissime informazioni in pochissimo tempo. Fra le abilità studiate dagli intervistatori, infatti, vi sono anche alcuni metodi per porre domande che mettano volontariamente in difficoltà il candidato, cioè pensate apposta forzare ad uscire dalla propria comfort zone cercando di coglierlo in fallo. Ecco quindi una lista delle domande che possono capitare quando ci troviamo nel bel mezzo di un colloquio, e ovviamente anche un consiglio su come rispondere al meglio senza cadere in errori e tranelli.Scuola Turismo

1- RACCONTAMI UN PO’ DI TE

La difficoltà di questa domanda sta proprio nel fatto che sembra facilissima, o almeno sembra non esistere la possibilità di rispondere "scorrettamente". Impressione sbagliata. La domanda è aperta, ma la risposta non deve essere altrettanto.

Solo voi vi conoscete, è vero, ma l'unico modo per essere valutati positivamente è rimanere concentrati su quello che vi rende adatti a quel posto. È bene partire dagli studi e dalle competenze per poi passare alle esperienze di lavoro, mentre raccontare di hobby, sport o vita privata va assolutamente evitato, se non siano informazioni correlate alla posizione per cui concorrete.

2 - DESCRIVITI CON UNA SOLA PAROLA

Proprio come quella precedente, anche questa domanda è complicata proprio perché, superficialmente, sembra facilissima. Davanti a questo tipo di quesiti tendiamo, infatti, a metterci comodi e aprirci, parlando di noi stessi in libertà, ma sarebbe un errore.

Anche in questo caso dovete fornire un'informazione sintetica che permetta agli intervistatori di ritenervi davvero adatti al ruolo cui vi candidate. Si tratta di un posto di grandi responsabilità?

Se lo siamo almeno un po', definiamoci “affidabili”; sarà attinente, veritiero e perfettamente corrispondente con il profilo ricercato. Ma se vi state proponendo per una posizione nel settore vendite, la carta dell'intraprendenza (sempre che non stiate mentendo) potrebbe essere più efficace di quella dell'affidabilità.

3 - COME CONSIDERI QUESTA POSIZIONE RISPETTO AD ALTRE PER CUI TI STAI PROPONENDO?

Qui bisogna saper leggere tra le righe. L’intervistatore sta chiedendo se il candidato, al momento, sta cercando anche da altre parti. L’intento della domanda, in buona sostanza, è verificare quanto il candidato sia sincero, ma al contempo anche come parli di aziende concorrenti.

A voi rispondere, ma esiste uno schema che vi permetterà di mostrare il giusto equilibrio in ogni situazione: siate sinceri, potete permettervi di "rivelare" che vi state, in effetti, guardando intorno (anzi, mentre rispondere che quello è l'unico posto per cui avete fatto domanda, potrebbe far nascere il sospetto che siate disonesti, mostrare capacità di analisi delle realtà operative sul territorio e coerenza nella costruzione del percorso professionale vi farà acquisire molti punti); ma attenti a non denigrare altre compagnie pur rilevando che quella attuale sia per voi l'azienda in assoluto preferibile.

4 - DIMMI UN TUO PUNTO DEBOLE E UN TUO PUNTO FORTE

Questa è una delle domande più difficili in assoluto, perché si tende a darsi, metaforicamente, la zappa sui piedi. Il primo istinto è di elencare difetti che non sono difetti, come “il mio punto debole sono che lavoro troppo”, ma è una tentazione da lasciar stare immediatamente. Sabotare le domande dell’intervistatore ci farà apparire disonesti e ne andrà della nostra attendibilità.

Anche in questo caso bisogna rispondere onestamente, ma con intelligenza. Dei tanti difetti che senz'altro avete, è strategicamente utile elencare quelli che meno interferiscono con le caratteristiche chiavi che servono a ricoprire quella specifica posizione. Se per esempio vi candidate per un lavoro con un forte elemento collaborativo e di squadra, meglio forse confessare di essere un po' pignoli piuttosto che burberi e solitari.Istituto Tecnico Turismo

5 - COME MAI VUOI LAVORARE PER NOI?

Ci sono anche domande facili, tra quelle che sono poste più di frequente dagli intervistatori. Questa è una di quelle. Ovviamente ci sono molte ragioni per cui si compete per una posizione di lavoro: lo stipendio, la carriera, il prestigio, e sono tutte valide. In questo caso, è soprattutto l’ordine in cui elenchiamo queste ragioni che forniscono agli intervistatori un’idea chiara di cosa è davvero importante per noi.

Mai rispondere che l’azienda è vicina a dove si vive o dove ci si sta trasferendo: si appare onesti, ma quella non può essere la ragione principale per cui abbiamo mandato il CV. La prima ragione deve riguardare che siamo adatti a ricoprire quella posizione.

6 - COME MAI HAI LASCIATO IL TUO POSTO DI LAVORO?

Sapere del passato del candidato è fondamentale per qualsiasi intervistatore. Per questo bisogna mantenere grande attenzione quando ci viene chiesto com'è finito il nostro precedente rapporto di lavoro.

L’immagine che vogliamo dare di noi dev'essere, ovviamente, positiva. Quindi se ci sono dei dettagli nel racconto del nostro lavoro precedente che potrebbero danneggiarci, evitiamoli. Però, allo stesso tempo, è bene evitare di apparire poco trasparenti. Se raccontiamo in modo eccessivamente spavaldo di un’azienda che non ci meritava, rischiamo di apparire come qualcuno che segue un copione.

La risposta ideale deve farci apparire come candidati capaci di fare più di quello che si faceva nella posizione passata; è bene però porre l’accento quanto siano per voi appetibili i maggiori margini di manovra connessi al nuovo ruolo piuttosto che le mancanze della vecchia struttura aziendale. Pur in un mercato del lavoro molto mobile, anche per volere delle dirigenze aziendali, al datore di lavoro fa sempre piacere immaginare impiegati leali e affezionati. Siate diplomatici.

7 - A LIVELLO PROFESSIONALE, DI COSA SEI PIÙ ORGOGLIOSO?

Fra gli interrogativi più diffusi nei colloqui di lavoro, anche questa è una delle domande che potrebbe inaspettatamente mettervi in crisi. L’importante è sottolineare aspetti che, prima ancora che essere il nostro motivo d’orgoglio, possano essere utili e importanti per il ruolo per cui siamo interrogati.

Il punto fondamentale di ogni colloquio di lavoro è di rimanere concentrati su un unico obiettivo: quello di dimostrarci il candidato ideale per una specifica posizione. Da domande del genere gli intervistatori capiscono anche quanto siate capaci di non farvi distrarre da quell'unico obiettivo. Bisogna rispondere sinceramente, ma anche nel modo più attinente possibile.Scuola Privata

8 - HAI MAI PRESO UNA PENNA DAL POSTO DI LAVORO?

Questa domanda è particolare, ma in caso ve la ponessero consideratela utilissima a presentarvi come persone sincere e, se riuscite, anche dotate di senso di realtà. Negare di aver preso anche solo per sbaglio una penna dal vostro lavoro sarebbe francamente poco credibile, meglio evitare.

Anche confessare di rivendere la cancelleria di ufficio al mercato nero non è però un’idea brillante (e si spera che, in effetti, non lo facciate). Potete chiosare con una battuta equilibrata come "nel bilancio fra le penne portate via per sbaglio e quelle lasciate in ufficio provenienti da casa, credo che ci abbia guadagnato l'ufficio".

9 - DI COSA TI PENTI RISPETTO ALLA TUA CARRIERA?

Qui è necessaria una seria dose di onestà intellettuale: dire che non ci si pente di nulla non serve, appariremmo come persone tronfie e senza capacità di autocritica. Per rispondere a questa domanda in modo ideale c’è, o comunque un modo che può semplificarvi la vita.

Scegliete un episodio singolo, raccontate di un solo obiettivo che avete mancato, mostrando di avere capito perché non avete potuto raggiungerlo. Cogliete nel segno se riuscite a trasformare quella delusione in una nuova aspirazione, un potenziale obiettivo per il futuro prossimo.

10 - COME MAI SEI RIMASTO SENZA LAVORO PER COSÌ TANTO TEMPO?

Si tratta di una domanda complicata. Perché appare come una sorta di accusa. Ma bisogna essere molto decisi, sicuri di sé, raccontare come mai si era disoccupati, non ci farà apparire come inadatti se rispondiamo in modo dettagliato, schietto e professionale sui motivi che ci hanno tenuti lontani dall’ufficio.Milano Tecnico Economico Freud


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