15 luglio 2016
La morte esige silenzio. È un mistero cui all’uomo non è dato accedere. È il silenzio della preghiera. Del rispetto. Dell’estremo saluto e del raccoglimento.
Ieri sera, a Nizza, la morte è arrivata a bordo di un TIR. In modo subdolo e vigliacco, ha estratto la falce mietendo vittime innocenti. Anche bambini. Le parole mancano per esprimere un sentimento, che è un misto di dolore, rabbia e angoscia.
Chi guidava il TIR? Un nome non riporta in vita 84 persone. Ma scoprire che chi da un anno e mezzo si sta cimentando in questo “ gioco mortale”, che semina terrore e panico, non è un immigrato arrivato ieri, ma qualcuno che ha origini lontane (tunisine, magrebine, algerine...), ma che comunque è nato in Francia e che la Francia ha accolto e cresciuto, fa riflettere.
E fa riflettere unitamente al fatto che per l’ultima strage è stato scelto non un giorno a caso sul calendario, ma il giorno che rievoca l’inizio della Rivoluzione francese. La rivoluzione frutto degli ideali dell’Illuminismo, per cui tutti gli uomini sono liberi. Per cui tutti gli uomini sono uguali. Per cui tutti gli uomini sono fratelli. Perché? I padri dell’età dei Lumi, da D’Alembert a Voltaire, da Montesquieu a Diderot, fino a passare per Locke e Kant, rispondono all’unisono: perché portatori di Ragione. Libertà, uguaglianza e fraternità nel nome della Ragione. E perché “Illuminismo” (cito Kant) è l’uscita dallo stato di cattività, da quella prigionia mentale i cui ceppi si chiamavano ignoranza, superstizione e preconcetto.
Ora, che l’attentato che ha colpito la Promenade des Anglais sia avvenuto proprio mentre la Francia rievocava i valori che la sua storia ha espresso e su cui si fonda l’Europa moderna, è un fatto che non può passare in secondo piano, ma che deve suscitare la nostra indignazione: esistono culture che quei valori non li conoscono, anzi, li disprezzano, li ritengono causa di corruzione e degrado. Culture che credono che la nostra vada distrutta. E chi si assume il compito di minarla con l’arma della paura, prima ancora che col fuoco, è gente che in Europa è nata e cresciuta, ma anziché assimilarne i valori, ha covato odio e rancore e risentimento. Forse complice il lavaggio del cervello operato da chi ha tutto l’interesse di mandare a morire dei cani sciolti, che la loro ignoranza rende facili prede del fanatismo.
Importa qualcosa che l’ordine per la strage di ieri sia partito da un “quartier generale” dell’Isis in Siria o in Iraq o in qualsiasi altro posto? O conta piuttosto il fatto palese che un esaltato ha il potere di condannare a morte arbitrariamente 84 persone con un TIR e armi giocattolo? Perché ieri è bastato questo.
Se la nostra risposta è continuare a bombardare la Siria, allora abbiamo già ceduto al ricatto morale. È la risposta più appariscente. Ma in quale circolo vizioso si entra? Il sangue degli innocenti non è mai stato lavato dal sangue di altri innocenti.
L’Isis, oggi, non è più una rete di campi di addestramento o di compravendita di armi. Ciò che voleva, lo ha già ottenuto: la nostra paura. Il nostro doverci guardare alle spalle, ma forse anche davanti, e a sinistra e a destra nello stesso tempo. Ha ottenuto che gente senza patria né valori possa colpire nel mucchio, a caso, con strumenti di qualsiasi tipo, e anche un TIR diventa un’arma letale.
Odio? Non lo so.
Per ora è il tempo di 84 preghiere.