30 maggio 2016
Un'interfaccia per Google Glass che ci dice se stiamo parlando troppo piano, forte o veloce. Senza disturbare
I Google Glass non è diventato, ancora, un oggetto della nostra quotidianità ,non capita, attualmente, di incontrare persone che fanno la spesa scandagliando le etichette attraverso il loro wearable device, o che pigiando leggeri sulla stanghetta cercano gli orari dell’autobus; intanto qualcuno che cerca di capire cosa farne c’è, ad esempio i ricercatori dello Human-Computer Interaction Group della University of Rochester. Che hanno sviluppato un’interfaccia utente che fornisce a chi indossa i GG un feedback tempestivo sul volume della sua voce e su quanto speditamente sta parlando.
Perché parlare in pubblico, inutile negarlo, intimorisce ancora un sacco di gente. Ed è una paura che prende il preponderanza se a un certo punto si abbassa il tono di voce e qualcuno urla “voce!” dal pubblico, se dopo i richiami lo si alza troppo, se si parla troppo rapidamente e ci si ingarbuglia. E che dire delle possibili applicazioni per quelle persone che hanno vere e proprie difficoltà sociali, ad esempio chi soffre di sindrome di Asperger? Lo scopo dell’interfaccia è proprio questo: chiamata Rhema (dalla parola greca per “discorso”) fornisce in tempo reale, e senza disturbare, tutte le indicazioni su come stiamo parlando. Rhema registra il nostro audio, lo recapita subito a un server che lo analizza e che presenta i risultati a chi parla (senza distrarlo e permettendogli di intervenire sul suo parlato).
Non è stato propriamente semplice elaborare l’interfaccia adatta, spiega Hogue insieme ai suoi studenti M. Iftekhar Tanveer ed Emy Lin, co-autori. “Una delle sfide è conservare chi parla informato sulla sua performance senza distrarlo dal parlare. Perché una distrazione può portare a comportamenti innaturali come balbettii o pause imbarazzanti. In più il display si trova vicino agli occhi, il che può portare inavvertitamente a spostare l’attenzione dal parlare al qualcos’altro”.
Sfide superate testando il sistema su trenta persone, in modo da ottenere il modo meno spiacevole per fornire loro feedback durante il parlato: colori diversi -stile semaforo-, parole e grafici, un display in continuo movimento. Ma il sistema più funzionale si è rivelato essere la comparsa (rapida, pochi secondi) dei suggerimenti sul display. Parla più piano, parla più forte, sei troppo veloce e così via. Per capire poi quale sarebbe la reazione di un pubblico all’ascoltare uno speaker -che non solo indossa dei Google Glass ma vi riceve informazioni che mette in pratica in tempo reale- i ricercatori hanno reclutato dieci lavoratori del Mechanical Turk.
“Volevamo avere una quotazione sulla spontaneità di chi parlava usando l’interfaccia, capire se secondo un ascoltatore faceva troppe pause o usava troppi intercalari, ma anche se riusciva a mantenere il contatto visivo in tutte le possibili condizioni: feedback rapidi, feedback continui, assenza di feedback”. Dall’esterno, pare, non si vedevano differenze sostanziali. Ma il prossimo passo è testare l’interfaccia di fronte a qualche membro di Toastmasters International, organizzazione educativa senza fini di lucro che lavora sull’aiutare i membri a parlare in pubblico e migliorare la propria comunicazione.