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SCUOLA FREUD – ISTITUTO FREUD - I SACCHETTI PER LA SPESA? LA RIVOLTA PIÙ RIDICOLA D'ITALIA

10 gennaio 2018

SCUOLA FREUD – ISTITUTO FREUD

I SACCHETTI PER LA SPESA?  LA RIVOLTA PIÙ RIDICOLA D'ITALIA

Molti non vogliono pagare i nuovi sacchetti biodegradabili nei supermercati.

A cura del Dr. Daniele Nappo

2018: il putiferio popolare per boicottare i sacchetti biodegradabili a pagamento imposti nei reparti ortofrutticoli dei supermercati italiani.scuola privata Milano

 

Dall’1 gennaio, infatti, è entrata in vigore la conversione del decreto legge Mezzogiorno 123, approvata lo scorso 3 agosto, secondo cui per il confezionamento dei prodotti alimentari all'interno dei supermercati devono obbligatoriamente essere adoperati sacchetti biodegradabili, in rimpiazzo di quelli di plastica che si utilizzavano solitamente nei reparti di ortofrutta (ma anche per gli affettati presi al banco o per il pesce). L’accorgimento mira a ridurre l'ipotesi di attività illegali nella confezione di supporti per il confezionamento che danneggiano l'ambiente, e per minimizzare l'utilizzo delle confezioni di plastica; in effetti i mari dei Paesi in cui non si raccoglie e non si ricicla la plastica sono intasati di rifiuti, come gli Oceani su cui affacciano Paesi meno sensibili alle tematiche ambientali

Solo in Europa sono oltre otto miliardi i sacchetti di plastica che ogni anno si disperdono nell'ambiente: sfuggono alle maglie della raccolta dei rifiuti e finiscono per accumularsi nell'ambiente, specie in quello marino. Gli ultimi dati a disposizione sono piuttosto preoccupanti: frantumi di plastica sono stati trovati nel 94% degli uccelli marini del mare del Nord, ma anche nello stomaco di tartarughe e mammiferi marini. Oltre al pesante impatto sull'ecosistema, le implicazioni di questo mare di plastica sono diverse e i danni calcolati riguardano più aspetti: Ambientale 
dovuto all'inquinamento dell'acqua, dell'aria e del suolo; Economico-dovuto alla perdita di materie prime, al minore introito per l'industria del riciclo e all'aumento dei costi di pulizia ambientale; Il vantaggio dei sacchetti di nuova generazione sta nel fatto che si deteriorano in tempi molto più rapidi (scompaiono in circa dodici settimane) rispetto a quelli tradizionali, senza accumuli nelle acque e senza quindi costituire un rischio per le specie animali.Scuola Paritaria S. Freud Milano

 

Secondo alcune analisi, il rimedio potrebbe avere un "effetto ritorsione" che spingerà i consumatori a lasciar stare i prodotti sciolti e preferire gli alimenti già confezionati. Con il rischio, quindi, di accrescere il consumo di plastica.

Quello che ha fatto schizzare il disappunto di molti consumatori, però, riguarda il costo aggiuntivo di questi sacchetti. La nuova legge, infatti, vieta di metterli a distribuzione a titolo gratuito nei vari reparti in cui sono disponibili. Il costo dei nuovi sacchetti può variare dai 2 fino ai 10 centesimi, e il prezzo deve essere mostrato sia vicino alla merce da imbustare, sia fissato sullo scontrino fiscale. Chi utilizza sacchetti non idonei può incorrere in una sanzione che va dai 2500 ai 25000 euro.

Il Codacons l'ha definita "tassa occulta"—sostenendo che il prezzo medio annuo per famiglia sarà di 50 euro—ma secondo le stime fatte dall'Osservatorio di Assobioplastiche, il rincaro in realtà dovrebbe oscillare fra 4,17 e 12,51 euro.

In realtà anche i vecchi sacchetti di plastica utilizzati al supermercato si pagavano. Fino a dicembre 2017, però, il loro costo era pagato dai distributori che lo ricaricavano poi sul prezzo finale degli alimenti. La verità, perciò, sta nel fatto che il loro costo fosse occulto, a differenza di quello dei sacchetti biodegradabili che si è scelto di rendere comprensibile. Perché questa differenza? Dal punto di vista di ridurre gli sprechi, dare un prezzo ai bio shopper significa disincentivarne l'abuso. Sostanzialmente, facendo ricadere il loro costo sul consumatore (o meglio rendendolo esplicito), si vuole alimentare una maggiore consapevolezza nel loro utilizzo e sensibilizzare gli utenti. 

Il costo depone a favore dell'assenza di speculazioni o imbrogli ai danni del consumatore. I sacchetti, inoltre, sono utilizzabili per la raccolta della frazione organica dei rifiuti, e quindi almeno la metà del costo sostenuto può essere detratto dalla spesa complessiva.

 

Ma le considerazioni in realtà non hanno avuto nessun effetto sullo sdegno collettivo. Da qualche giorno sul social network spuntano ovunque testimonianze fotografiche di consumatori che stanno mettendo in atto la strategia di ribellione vietcong per sabotare i nuovi sacchetti: pesare singolarmente ogni alimento, e applicare l'etichetta con il prezzo direttamente su di esso.

"Fatta la legge, trovato l'inganno" appare essere lo slogan di questa nuova battaglia per i diritti dei consumatori. Con buona pace di tutti i cassieri dei supermercati che devono conteggiare decine di pezzi singoli sotto lo sguardo fiero di chi sta combattendo il potere mentre acquista sessantatré teste d'aglio per la bruschetta.istituto tecnico tecnologico 

 

Un altro aspetto che ha contribuito a sostenere le controversie riguarda la mancata possibilità di riutilizzo dei sacchetti già acquistati al supermercato. Dopo un'iniziale chiusura, a causa delle possibili contagi batterici, ora il ministero della Salute ha ventilato la possibilità per i consumatori di utilizzare sacchetti propri, a patto che siano monouso e idonei per gli alimenti. Non sono ancora resi noti altri dettagli: la situazione è ancora in divenire, la proposta di utilizzare retine per il trasporto di frutta e verdura, come quelle diffuse in Svizzera, mi sembra una buona possibilità. In aggiunta, poi, c'è stato ovviamente il sospetto politico. Sollevata da Il Giornale, attorno alla questione sacchetti biodegradabili si è creata una polemica "su chi guadagna". Stando agli articoli, l'unica azienda italiana che produce sacchetti biodegradabili è la Novamont—che "controlla gli ottanta percento del mercato"—, la cui amministratrice delegata è Catia Bastioli, una manager che aveva compartecipato come relatrice alla seconda edizione di Leopolda. Secondo le stime rappresentate da Il Giornale, "consumiamo ogni anni 20 miliardi [di sacchetti]. Potenzialmente dunque, è un business da 400 milioni di euro l'anno." All'interno dell'articolo non sono specificate le fonti di questi dati, e la questione quindi è piuttosto fumosa. Ma comunque poco è bastato per farne una questione politica e per distrarsi dai problemi importanti che questa Italia dovrebbe affrontare Mai come oggi, alzandosi al mattino e scorrendo le ultime notizie sullo smartphone, si può avere la sensazione di vivere in un mondo assediato dai problemi: il cambiamento climatico, la crisi del modello di economia e di società in cui avevamo fiducia, la disoccupazione, le migrazioni, l’instabilità politica…  scienze umane opzione economico sociale

 

Come dice una frase della grande antropologa americana Margaret Mead,: “Noi affrontiamo costantemente enormi opportunità – perfettamente mascherate da problemi insolubili”. 

 


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