19 ottobre 2016
Periodicamente ci domandiamo sulla profondità religiosa dei giovani, sui loro atteggiamenti e condotte di fronte alla religione. Questo vale per il recente incontro dei giovani con Benedetto XVI nell’agorà di Loreto, nella vallata di Montorso, ma vale anche per la prossima Giornata mondiale della gioventù che si terrà a Sidney, in Australia, nel luglio 2008.
Incontri passati e futuri come questi che trascinano tanti giovani del nostro Paese denotano che esiste un’apprezzabile quota del mondo giovanile che ha una forte trazione di carattere spirituale e religioso. Bisogna però distinguere che si tratta spesso di una minoranza del mondo giovanile italiano. Quelli che ad esempio erano presenti a Loreto provengono da quel 10%, ma anche meno, che sono professanti, legati all’associazionismo e ai movimenti, che frequentano gli oratori e le strutture ecclesiali. Il mondo giovanile italiano è molto variopinto con una separazione tra giovani che si riconoscono nella Chiesa e quelli cosiddetti “lontani”. Istituto Tecnico Milano
Questi i dati offerti dall’indagine dell’Istituto Iard sulla religiosità giovanile in Italia e sinteticamente su “La Civiltà Cattolica” (15 aprile 2006). Eccone i punti principali.
1) La posizione dei giovani italiani di fronte alla religione è assai frammentata e piena di contrasti e contraddizioni, per cui ogni giovane ha il suo modo individuale di essere, o non essere, religioso e di vivere la propria fede.
2) La grande maggioranza (69,4%) dei giovani italiani dichiara di appartenere alla religione cristiana cattolica. A questo dato si affianca la scarsa partecipazione ai riti religiosi (soltanto il 15% degli intervistati, cioè un giovane ogni 7, vi partecipa assiduamente). Ciò denota un individualismo e un soggettivismo religioso che non coglie il carattere essenziale del cattolicesimo.
Ma dall’indagine Iard emerge un’ampia tipologia della religiosità giovanile. I giovani “non religiosi” comprendono i “non credenti” (6,3%), gli “agnostici” (11,4%), i “credenti in un dio generico” (6,0%), i “cristiani generici” (4,8%). I “cattolici non praticanti” comprendono i “cattolici lontani” (4,7%) e i “cattolici occasionali” (18,0%). I “cattolici praticanti” comprendono i “ferventi” (6,7%), i “moderati” (13,6%), gli “intimisti” (9,9%) e i “ritualisti” (16,7%). Istituto Informatica
3) La pratica religiosa dei giovani italiani è assai spesso di tipo emozionale e emozionante: si pensi al fatto che soltanto la Messa di Natale – e non la Veglia di Pasqua o altre festività – raccoglie il più gran numero di giovani; soprattutto si pensi al grande numero di giovani che interviene alle Giornate mondiali della gioventù, ma non partecipa, se non raramente, alla Messa settimanale, che scarsamente è di tipo emozionale. C’è nei giovani di oggi una domanda di sacro che non trova sempre risposta nelle proposte che a essi fa oggi la Chiesa, vale a dire nelle forme tradizionali di partecipazione religiosa. Ci sembra che la pastorale giovanile della Chiesa italiana debba tener conto dei dati offerti dall’inchiesta, in modo da seguire personalmente ogni giovane nel suo percorso di fede. Scuola Paritaria