16 maggio 2016
C’è una particolare area del cervello che si avvia per evitarci distrazioni durante l’esecuzione di un’operosità. Si tratta della corteccia medio-frontale destra, regione nella quale si attivano i meccanismi cerebrali destinati a filtrare tutti quegli stimoli irrilevanti che distraggono le persone e vincono negativamente sull’attenzione. E quando questi stimoli si fanno più frequenti e “disturbanti” rispetto all’attività in corso, per lottare il cervello si attiva più velocemente e con maggiore efficienza.
A rivelare questi risultati è una ricerca realizzata da Francesco Marini, adesso ricercatore post-dottorato all’University of California di San Diego (Usa), che ha convogliato lo studio nell’ambito del Dottorato di ricerca in Neuroscienze cognitive all’Università Milano-Bicocca, da Leonardo Chelazzi dell’Università di Verona e da Elise Demeter, Kenneth Roberts e Marty Woldorff della Duke University di Durham (Usa). Lo studio è stato pubblicato sulla rivista The Journal of Neuroscience
I ricercatori hanno sottoposto 20 volontari a risonanza magnetica funzionale per valutare quantitativamente l’ossigenazione dell’emoglobina (che aumenta con l’attività cerebrale) durante l’esecuzione di un compito: determinare la direzione di una freccia-target presentata su uno schermo, spesso assieme ad altre frecce-distrattori che potevano avere un senso uguale o diversa a quella della freccia-target e che andavano ignorate. Le frecce-distrattori erano lanciate a intervalli da 1.5 a 9 secondi. Va precisato che i distrattori a direzione diversa sono più ingannevoli rispetto a quelli di direzione uguale.
Si è così osservato che il cervello si attiva tanto più velocemente e con maggiore efficacia quanto più frequente sono i distrattori a direzione diversa, in altre parole quelli più “difficili”. Infatti, si è verificato un rallentamento delle risposte del cervello di soli 48ms (millisecondi) quando erano maggiori gli stimoli in direzione diversa rispetto alla freccia target che i volontari dovevano individuare; invece, il rallentamento delle risposte è stato maggiore (circa 75ms) quando i distrattori erano in maggioranza a direzione uguale. Inoltre, si è verificato che il cervello durante i trials commetteva solo un 5 per cento in più di errori quando i distrattori spuntavano soprattutto in direzione diversa, mentre gli errori salivano al 7 per cento quando i distrattori erano in maggioranza a direzione uguale rispetto alla freccia-target. In altre parole, le risposte del cervello sono state più reattive e precise quando vi sono molti e frequenti distrattori “difficili”, rispetto a quando i distrattori sono più “facili” da ignorare.
Il cervello quindi sa accendere in maniera preventiva quando vi è una elevata probabilità di incontrare stimoli distraenti, ed è in grado di ottimizzare la strategia per fronteggiare contesti distraenti diversi, con meccanismi specifici in base al tipo di distrattori (diversi o uguali) che si presentano.
“Questo studio ,chiarisce i meccanismi cerebrali con cui il cervello umano reagisce in modo preventivo a vari tipi di stimoli distraenti, rispondendo in maniera flessibile secondo i diversi tipi di attenzione richiesti dai vari compiti, in modo da attuare condotte efficaci ed ottimali. Le possibili implicazioni di questo studio riguardano tutte le professioni che richiedono la capacità di focalizzare l’attenzione alla presenza di fonti svianti, tra cui piloti, controllori del traffico aereo, fotografi, atleti”.
“E’ stata identificata una regione del giro frontale medio di destra che si attiva in maniera preventiva quando vi è un’elevata probabilità di incontrare distrattori incompatibili, mentre s’innesca in maniera reattiva quando i distrattori incompatibili occorrono con minore frequenza; è stato comprovato che all’attivazione di questa regione celebrale corrisponde una minore influenza dei distraenti sul atteggiamento, indicando così il coinvolgimento cruciale di quest’area nel filtraggio degli stimoli”.