SCUOLA SUPERIORE PRIVATA PARITARIA
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DECRETO N.2684 MIPMRI500E
IT

SCUOLA DI GIORNALISMO WALTER TOBAGI - PROGETTO EMOZIONI

15 aprile 2021

La Scuola di Giornalismo dell’Università Statale di Milano, Walter Tobagi, intervista il Legale Rappresentante della Scuola Paritaria di secondo grado S. Freud di Milano, Dott. Daniele Nappo, sul tema del progetto “Emozioni” avviato internamente all’Istituto, per supportare gli adolescenti provati emotivamente dal lock down per Covid-19.

 

Di seguito l’articolo pubblicato sul redazionale in data 15 marzo 2021 

https://www.lasestina.unimi.it/wp-content/uploads/2021/04/mm_6_scuola_giornalismo_tobagi_ifg_milano.pdf

 

Contro stress e ansia, la scuola ascolta le emozioni degli alunni delle superiori

 

Più dialogo con docenti e psicologi per curare le ferite del lockdown

di MARIA TERESA GASBARRONE

@MT_Gasbarrone

 

Stress emotivo, ansia, mancanza di fiducia nel futuro e disorientamento. I lunghi mesi trascorsi in didattica a distanza hanno significato anche questo per gli studenti delle scuole superiori, privati da un giorno all’altro della loro quotidianità. «È più di un anno che i ragazzi hanno smesso di frequentare la scuola, questo ha implicato un isolamento forzato e una mancanza di relazioni sociali con conseguente caduta dell’umore», racconta Daniele Nappo, direttore dell’istituto paritario “Sigmund Freud” di Milano.

Era marzo 2020 quando le scuole venivano chiuse per la prima volta a causa del Covid, ma da allora l’incertezza continua a scandire i calendari didattici in tutto il Paese.

Una situazione indefinita che pesa soprattutto sulla sfera emotiva degli studenti. Lo hanno osservato diverse scuole della città, che si sono attivate in più modi per aiutare i loro iscritti: dall’incrementare le ore destinate allo sportello psicologico […] al mettere a punto un progetto di ascolto e condivisione reciproca, qual è l’esperimento “Emozioni” dell’istituto “Freud”.

 

«Ci siamo resi conto che i nostri ragazzi non erano più gli stessi che abbiamo lasciato alla chiusura delle scuole», racconta Nappo, ripercorrendo il percorso che ha portato la scuola paritaria da lui diretta, l’istituto “Freud”, ad avviare il progetto “Emozioni”: uno spazio aperto, dove gli studenti possono confidarsi con i propri docenti e compagni, di fronte a stati d’animo nuovi per molti di loro. I 700 studenti del “Freud” sono rientrati in presenza, anche se solo al 50 per cento, lo scorso 25 gennaio.

Sulle loro condizioni psicologiche pone l’attenzione Nappo: «Ci sono numeri assolutamente allarmanti che parlano di ragazzi disorientati, con difficoltà a concentrarsi o ansiosi perfino di uscire di casa. Alcuni raccontano di problemi di sonno, altri di risvegli notturni, altri ancora lamentano di essere turbati dal rumore continuo delle sirene delle ambulanze».

Ascoltare i ragazzi senza porsi nella parte dell’adulto giudicante è la modalità che il corpo docenti e la psicologa del “Freud”, Naomi Aceto, hanno scelto di adottare nelle ore dedicate al progetto.

Se l’obiettivo di “Emozioni” è dunque quello di «insegnare ai ragazzi a convalidare le emozioni, anche quelle negative, come rabbia o tristezza», continua Nappo, «gli strumenti fondamentali per farlo sono la conversazione e l’empatia».

Ai docenti spetta dunque il compito di farsi guida dei propri alunni in questo percorso verso la conoscenza delle proprie emozioni. Alla loro formazione è stata non a caso destinata la fase preliminare del progetto, al fine di renderli consapevoli del loro ruolo in questa fase di ritorno alla normalità, sebbene con tutti i limiti che l’emergenza ancora in atto impone.

«È necessario che gli studenti possano sentirsi ascoltati e capiti dagli insegnati, e non giudicati», conclude Nappo.

«Quando sono a scuola, mi sento bene. Sapere che i miei insegnanti vogliono ascoltarmi mi è di grande aiuto». Con queste parole Tommaso, uno degli alunni dell’istituto “Freud”, racconta la sua partecipazione a “Emozioni”.

Stando a quanto sperimentato nell’ambito di questa iniziativa, ciò che accomuna gli studenti in epoca Covid è il bisogno di ritrovare la capacità di guardare a un domani ancora possibile.

«Con i miei compagni e con i miei insegnanti cerchiamo di guardare fiduciosi al futuro, da sola mi sento persa», racconta Anita, un’altra studentessa. I colloqui con la psicologa e gli incontri con i genitori, successivi all’avvio di questo progetto, hanno mostrato come a fare la differenza per i ragazzi sia il modo in cui vivono la scuola, «non come un’istituzione fredda, ma come una famiglia».

Quella che la pandemia e l’allontanamento obbligato dalle classi rischiano di mettere in forte crisi è, come emerge dalle parole degli studenti, in primis la dimensione della scuola come luogo di preparazione al futuro. Una crisi, emotiva ancor prima che didattica, che a oggi è spesso lasciata alle iniziative delle singole scuole. Se il caso del “Freud” costituisce un esempio positivo nella gestione del rientro in presenza, non è difficile imbattersi in contesti scolastici del tutto diversi.

Ciò che manca è una visione d’insieme: «È un peccato che la scuola di oggi, intesa come istituzione, che è il luogo per antonomasia di formazione delle nuove generazioni, non si sia preoccupata, al di là delle singole iniziative individuali, dell’aspetto emotivo degli studenti», osserva in conclusione Nappo.

 


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