SCUOLA SUPERIORE PRIVATA PARITARIA
DECRETO N.338 MITF005006
DECRETO N.1139 MITNUQ500H
DECRETO N.2684 MIPMRI500E
IT

Didattica delle Emozioni

DIDATTICA DELLE EMOZIONI

La scuola di oggi è caratterizzata da una dimensione affettiva ed il suo valore educativo, dev’essere espresso, attraverso il riconoscere, alle emozioni, un ruolo centrale nei processi di apprendimento; al centro di ogni individuo ci sono le emozioni, sono la sua espressione di vita.Le relazioni quotidiane sono influenzate dalle emozioni, e la capacità di sperimentare avanza proporzionalmente con loro, ricoprendo un ruolo fondamentale nella didattica; la scuola deve insegnare ai suoi studenti come riconoscerle e come gestirle, sebbene, in nessun piano di studi sia presente come disciplina. La Scuola Freud vuole educare al benessere emotivo, perché riconoscere le emozioni, significa capire il comportamento individuale; prendere confidenza con le emozioni e riconoscerle, vuol dire sostanzialmente imparare a mettersi in discussione, ad accettarsi, ad aprirsi al confronto, apprendere il vivere.Spesso le emozioni sono alla base dei nostri comportamenti, presentano la nostra identità e stabiliscono le nostre scelte e i nostri pensieri, quindi, conoscere e saper valutare le emozioni, significa pensare e decidere meglio.Le emozioni contribuiscono ai successi nell’apprendimento, ma spesso nelle scuole sono considerate come intralcio nell’attività didattica, perché sono preferite didattiche curriculari, che trascurano la complessità degli adolescenti e le loro tipicità. 

Nella comunicazione è molto importante l’aspetto emotivo e affettivo, va capito che nell’adolescente, le emozioni, vanno considerate come naturali e umane, lo studente è un insieme di razionalità ed emotività e dev’essere educato, deve imparare ad apprendere.Lo studente, stimolato nella sua curiosità, apprende con maggior successo e minore fatica rispetto a qualcosa fatto senza interesse, perché inseritoin una situazione capace di suscitare emozioni.Il docente, quindi, diventa capace d’insegnamenti emozionali, potenzia, cioè, nello studente, l’intelligenza emotiva; una vera risposta al benessere e all’equilibrio emotivo di un giovane, in pieno sviluppo di costruzione d’identità.La didattica, ossia, quell’attività fatta di riflessioni, di progettazione, di valutazione, di condizioni, di modi operativi, per assicurare l’efficacia formativa, non può fare a meno di contemplare le emozioni come risorsa. Il docente mette in atto un’educazione emotiva individuando come bersaglio primario l’esistenza del suo alunno, nella sua totalità; questa didattica è molto efficace perché contiene la dimensione emozionale e a essa tutti gli sviluppi che sono collegati.Lasciare fuori dalla formazione le emozioni, è una chiara espressione di svuotamento della classe, rendendola, di fatto, un luogo asettico e freddo, in cui le relazioni divengono impersonali e i contenuti didattici, una forzatura.

Far entrare le emozioni in classe, invece, vuol dire creare una relazione tra insegnante e docente, realizzare un gruppo classe, che diventa un sostegno emotivo che può contenere ansie legate all’apprendimento e alla valutazione.Permettere alle emozioni di entrare a scuola, renderle uno strumento facilitatore questo è l’obiettivo, attraverso il continuo contatto esperienziale con gli studenti, coinvolgendo e valorizzando il singolo con gli altri, creando un gruppo in una partecipazione attiva, senza per questo, abolire il confine tra docente e discente.Ogni relazione educativa tra insegnante-docente è un incontro, uno scambio, una partecipazione e un’alleanza, fatta di fiducia e stima, di dialogo e di comprensione. E in questo clima, le emozioni, non possono essere tralasciate.Le emozioni, dunque, rivestono un ruolo fondamentale nella didattica, sono una risorsa importante per la formazione. L’uso di emozioni, nella formazione, permette un sistema più efficace, più trascinante, più vicino alla persona, più profonda e più significante.Moltissimi sono gli effetti positivi delle emozioni nella didattica, creano voglia di presenza attiva, producono coinvolgimento, impegno, fiducia, riproducono un clima classe collaborativo e disteso; fondano un gruppo-classe, consentendo alle relazioni di svilupparsi in un clima favorevole.

La realizzazione di un clima umano positivo, con tutte le emozioni che appartengono alla singola persona, è un elemento sostanziale per avvantaggiare l’apprendimento, favorire la formazione, garantire in classe un buon equilibrio psicologico e un’identità positiva a favore degli alunni-studenti. In questa maniera l’attivazione dei processi cognitivi è incentivata e l’apprendimento diventa autentico. Il Docente è quindi persona dotata d’intelligenza sensibile è incline all’osservazione alla corrispondenza tra causa effetto è capace quindi di vedere e comprendere comportamenti e atteggiamenti negli studenti meno visibili, magari senza senso e comunque collegabili o contestualizzabili in modo soggettivo, perché sa che con la sensibilità emozionale, si possono gestire controllare e utilizzarle con profitto, con vantaggio e con benessere.Un docente provvisto d’intelligenza sensibile è candidato al successo con la classe, perché sarà riconosciuto come versatile, capace di comunicazione persuasiva, abile, quindi, ad analizzare come trattare una relazione con un allievo. Forse queste caratteristiche sono innate, ma dobbiamo pensare che un docente, può anche diventare un docente dotato di “intelligenza sensibile”; una persona sensibile, è certamente più umana, non finge d’essere diversa da ciò che è, questo, sicuramente un vantaggio verso gli studenti che cercano persone vere e autentiche, perché, essere in grado di condividere emozioni, è qualcosa di gratificante e soddisfacente nel mestiere dell’insegnante.Appunto un mestiere, una professione, in continuo mutamento, metamorfosi che è richiesta, dalle trasformazioni dei parametri della vita sociale ed economica, che spesso investono le relazioni tra le persone.La scuola, diversamente dagli ultimi decenni dove ha affrontato solo i cambiamenti formali e circoscritti, è chiamata a rispondere di una necessità educativa più ampia e articolata, deve avvicinare gli studenti in una conoscenza integrale.Prima di entrare in classe l’insegnante deve necessariamente porsi una serie di domande, prima fra tutte “come devo pormi nei confronti dei miei studenti per essere davvero un esempio, per essere un modello da seguire?”.

Il suo compito non può essere solamente quello di far rispettare le regole, di una sana e corretta convivenza civile, ma deve innanzitutto essere quello di rappresentare un esempio, promuovendo contemporaneamente il coinvolgimento e la partecipazione attiva dei suoi allievi nelle attività didattiche per creare un sereno e produttivo ambiente di lavoro.L’intento primario della scuola è di dover considerare ciascun alunno come studente unico e sempre diverso nelle sue specifiche caratteristiche e peculiarità, sia per quanto riguarda le proprie attitudini personali che il proprio stile di apprendimento. È per questo motivo che ciascun insegnante ha sempre come obiettivo fondamentale quello di costruire con ogni suo allievo un rapporto di fiducia, una relazione interpersonale rispettosa ed attenta alle diverse esigenze di ciascuno studente. A scuola lo studente non deve vivere ansia o paura, le relazioni con i compagni, le verifiche e le interrogazioni devono essere vissute come opportunità e utilità; spesso anche i genitori si sentono alla prova e non sanno come reagire, o meglio come supportare i loro figli, per permettergli di affrontare e gestire nel modo migliore queste che vengono definite difficoltà. Non ci sono ricette precise, la scuola deve poter aver con la famiglia un dialogo aperto e sereno.I genitori devono poter confidare alla scuola, che dovrà al suo contempo soddisfare i bisogni di unicità di ogni alunno, avere una fiducia totale e incondizionata.

La famiglia deve riconoscere alla scuola la capacità di confezionare le informazioni a uso utile e a vantaggio del consiglio di classe, ma non deve delegare ogni responsabilità alla scuola, ci vuole una comprensione che porti le parti da avere finalità comuni, bisogna costruire una vera alleanza tra la famiglia e la scuola dove i docenti sono responsabili di costruire il tracciato educativo formativo.Se la figura, come detto del docente è mutata, ed è sempre in trasformazione, passando nell’ultimo decennio da “saggio in cattedra a guida al fianco dello studente”, anche la figura dell’allievo, che diviene osservatore attivo del suo viaggio di formazione, si prende cura della sua conoscenza e si adatta a cambiare in base alle esigenze.Lo studente di oggi accetta più responsabilmente le sfide tecnologiche e comprende velocemente l’obiettivo istruttivo, riconoscendosi un “alunno digitale”, in grado di usare strategie di problem solving; le classi sono interattive, in tempo reale, e la logica della condivisione con compagni e docenti è una pratica sempre più usata, perché i nuovi alunni si aspettano che il loro lavoro sia condiviso con gli altri nei più comuni blog e  forum, con la propensione di aiutare chi non ha compreso perché consapevoli che domani possa toccare anche a loro.

Paradossalmente la tecnologia ci sta rendendo sempre più emotivi, le nuove tecnologie cambiano il nostro modo di esprimere le emozioni, siamo sempre più coinvolti nella comunicazione a due vie dove lo strumento influenza l’utente e viceversa, generando un dialogo virtuale da social network ; i giovani utilizzano nuovi modi per comunicare le esperienze,  nuovi modi di interagire talvolta non più testuali ma vere emojj, smile, sequenza di caratteri che riproducono emozioni con faccine che esprimono stati d’animo  e situazioni di vita , quelle che tutti noi conosciamo come EMOCTION:Più VELOCI, immediate, naturali, non più testo per comunicare, si abbattono barriere la comunicazione diventa più democratica, comunicando stati d’animo a distanza, inviando faccine e disegnini, stiamo sempre di più dando spazio alle emozioni, abbiamo tutti, quindi, un bisogno di esprimere le emozioni, perché farlo ci aiuta a ridurre il carico, che le stesse suscitano in noi. Allora perché non cominciare a creare delle esperienze di consapevolezza del sè, a scuola, perché non favorire reazioni emotive, perché non raggiungere il benessere personale e sociale dietro il banco e di fronte all’insegnante?


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