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“Succisa virescit. Fosse sempre così…” - Saggio Breve - Istituto Paritario Milano Freud

21 giugno 2017

Tipologia B - Saggio breve - Ambito storico-politico - Prof.ssa Daniela Rosa Adele Ferro 

Titolo: “Succisa virescit. Fosse sempre così…” Istituto Paritario Tecnico Tecnologico Freud

Stilare una classifica per individuare a quale Paese spetti il primato in fatto di cataclismi e distruzioni sarebbe difficile. Implicherebbe calcoli statistici, indagini storiche, raccolte di dati eterogenei che coinvolgerebbero svariate discipline, dall’archeologia alla chimica, dalla paleontologia alla geografia umana. Un dato che si può affermare con la certezza di non incorrere in errori, e senza neppure sfoderare un sapere enciclopedico, è che le distruzioni – causate dai più svariati fattori (cause naturali o guerre, ad esempio) – non hanno risparmiato nessuno. Italia compresa. E che solo a volte ciò che è stato distrutto è tornato poi a nuova vita, mentre in molti altri casi questo non è avvenuto. Ciò che è ricostruito, inoltre, può avere lo stesso valore dell’originale perduto o sopperisce solo in parte a ciò che ha sostituito? E il valore, è di tipo simbolico, affettivo, culturale o che cos’altro?

Quando un Paese viene ferito da un disastro – di cause naturali o umane che sia –, non c’è neppure il tempo di porsi tutte queste domande. Esiste un imperativo, uno soltanto: salvare quante più vite umane è possibile. Tutto il resto viene dopo. Anche se, forse, a ben analizzare le cose, qualcosa di questo “resto” dovrebbe venire prima. Proprio per evitare che il disastro si produca. O, almeno, tentare.

È sempre valida la lezione che il politico e filosofo Niccolò Machiavelli ci ha consegnato attraverso la sua opera più importante, il trattato Il Principe. Un ammonimento valido per chi governava allora, nell’Italia cinquecentesca dilaniata dalle lotte fra signorie rivali e passaggi devastanti di eserciti stranieri, quanto adesso. La sorte – scrive l’autore nel venticinquesimo capitolo – non è padrona assoluta e incontrastata della vita umana, che invece dipende solo per metà dal caso, mentre per l’altra metà è affidata alla “virtù” dell’uomo, alla sua capacità di raggiungere lo scopo che si è prefisso, adattando modi e strumenti per raggiungerlo alle condizioni contingenti. Quindi, per metà sorte, per metà libero arbitrio, la possibilità (che per Machiavelli è anche capacità) di scegliere l’opzione migliore. In questa libertà di scelta, l’autore fiorentino fa rientrare anche la capacità di prevedere, in un momento di stasi, di quiete, quali pericoli potrebbero eventualmente prefigurarsi in futuro e, sulla base delle proprie analisi, provvedere ad arginarne le conseguenze. Per meglio spiegare questo concetto, egli si avvale della metafora di un fiume che, quando arriveranno piogge abbondanti, strariperà, se per tempo non si sarà provveduto a costruire solidi argini.

Ecco, dunque, la chiave: la prevenzione. Ricostruire è possibile, se sussistono le condizioni opportune: la volontà di farlo, la disponibilità economica per farlo, ad esempio. Scuola Privata Paritaria Freud

A Firenze, nel 1956, sarebbe stato possibile prevedere ed evitare il peggio? L’inondazione dell’Arno fu un evento impressionante e disarmante. Nessuna parola può restituire il dramma che patì allora la popolazione della capitale italiana del Rinascimento in quel frangente e nel periodo a seguire. Le vittime trascinate dalla piena insieme a un miscuglio di cose, di tante cose, e pezzi di vita quotidiana andata in frantumi. Gli “angeli del fango”, giunti da ogni parte d’Italia, per fornire soccorso, aiuto e speranza. Il fiume sembrava aver divorato la città. Una città però che non si diede per vinta e che lanciò un messaggio da scolpire e ricordare, “come nulla sia veramente perso  - scrive Alvar Gonzalez-Palacios sul “Sole 24Ore” - se si ha la forza e la fede di non lamentarsi e di rimettersi a lavorare da capo”.

La stessa cosa che fecero gli abitanti del Friuli, ricostruendosi da sé, con le loro stesse mani, le città colpite dal terribile sisma (lo si avvertì fino a Milano) nel 1976. E lo stesso vale per i comuni dell’Emilia, cui toccò una sorte analoga nel 2012. E per gli abitanti della zona etnea, in Sicilia, colpita dall’eruzione del vulcano nel 1983. E che dire dell’Abruzzo, già più volte piegato dalle scosse sismiche, cui la Natura sembra non voler neppure concedere il tempo di ricostruire, data la frequenza degli episodi?

Pare una Natura Matrigna, dai connotati leopardiani, quella che colpisce in piena notte, quando la gente è nelle proprie case, e dorme, e l’allerta è minima. Quella che gonfia a dismisura i fiumi, le cui acque arrivano a toccare i tetti dei palazzi più alti. Ma alle volte ciò che la Natura scatena trova terreno fertile in ciò che l’uomo ha toccato e modificato nella Natura stessa. Modificando il corso di un fiume, che alle prime piogge autunnali si riappropria di quanto le è stato tolto. Costruendo abitazioni in luoghi ad alto rischio geologico. O vicino a industrie la cui lavorazione può comportare esiti pericolosi. E allora torna il monito di Machiavelli: la prevenzione quale primo criterio. Scuola Economico Turismo Freud

Il danno maggiore, tuttavia, imputabile all’uomo sta nella guerra. Città e Paesi interi devastati in nome di falsi ideali, creati a bella posta per oscurare la realtà mostruosa che si cela dietro ogni conflitto: l’avidità di denaro, l’avidità di potere. Senza rispetto per nulla, profano o sacro che sia. La seconda guerra mondiale, a causa di un mero errore di traduzione nell’intercettare un messaggio, ha annoverato fra le sue “vittime” anche l’abbazia di Montecassino, simbolo della spiritualità benedettina e scrigno che conservava tesori di valore ineguagliabile per la nostra cultura. Distrutta nel 1944, fu riportata alla sua vita in dodici anni di assiduo lavoro, “che dice parecchio sulla vitalità di un’Italia appena uscita dal conflitto”, come scrive Giorgio Boatti sul quotidiano “la Repubblica”, e che vuole testimoniare, gridare nel silenzio operoso del suo lavoro, che si può e si deve tornare a una vita normale. Basta non cedere alla disperazione. Basta non cedere all’orrore che anni di violenza hanno comunque impresso nel cuore  e nella mente. Homo faber fortunae suae: l’uomo artefice del proprio destino, che nasce, muore e rinasce dalle proprie ceneri, la cui volontà di vivere e costruire è più forte della Natura stessa, della stessa cieca violenza umana. E che Aleppo possa godere della stessa fortuna. Esame di Stato in sede Turismo Informatica Freud

 

 Prof.ssa Daniela Rosa Adele Ferro 

 


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